Le avvisaglie si erano avute con il precedente “Solens Rötter” (2007). Dopo anni spesi in esplorazioni cosmiche, tradotte in musica attraverso intrichi progressivo – psichedelici in dischi come “Visions From The Spiral Generator” (2002) e “The Focusing Blur” (2004), con il lavoro sopraccitato Andreas “Vintersorg” Hedlund era tornato sul pianeta terra, rispolverando sia il vecchio logo sia i testi in svedese, e più di tutto riesumando il suo antico suono, quella commistione di folk e viking che l’aveva reso famoso. Adesso con “Jordpuls” l’operazione nostalgia pare essersi completata, dal momento che il nuovo disco vive anche di parecchie sferzate al limite del black, in cui lo scream torna a colpire prepotentemente, quasi come ai tempi di “Till Fjälls” (1998).
Dopo un ascolto più attento si nota comunque che tale come back non è pedissequo né malfatto, anzi. In realtà in molte tracce Andreas, come sempre accompagnato dal fido Mattias Marklund alla chitarra, si cura di far trasparire alcune componenti ereditate dal periodo progressivo in contesti più tradizionali, ed è questo il caso di certi passaggi di “Palissader” (i cui inserti sinfonici potrebbero persino ricordare Grieg) che richiamano pure le sue esperienze nei Borknagar e con i Cronian, oppure delle rotondità corali – orchestrali di “Klippor Och Skär” e dei passaggi melodici dell’apripista “Världsalltets Fanfar”, la quale peraltro azzanna subito l’ascoltatore con un feroce scream sostenuto da un riff che potrebbe tranquillamente provenire da “Ödemarkens Son” (1999). Eppure questi elementi tornano ad essere funzionali ad uno stile che si nutre di folk, come dimostrano i numerosi passaggi acustici di violino e chitarra, e di maestoso e possente viking metal, tanto che “Jordpuls” potrebbe esser visto quale naturale anello di congiunzione fra i primi due dischi e “Cosmic Genesis” (2000), la prima opera che mostrò, seppur parzialmente, il volto prog di Vintersorg.
Simili ritorni al vecchio stile fan sempre sorgere il dubbio che siano stati fatti più per contentare i fan tradizionalisti piuttosto che per reali e sentite esigenze artistiche. Tuttavia, da parte di un musicista quale è Vintersorg mi sentirei di escludere una scelta dettata da pure esigenze commerciali. In tutto quello che crea c’è sempre la scintilla di un’ispirazione genuina. E poi la qualità di quest’album è davvero elevata, oltre a quelli citati ci sono altri episodi eccellenti come “Mörk Nebulosa”, “Stjärndyrkan” e “Skogen Sover”, quest’ultimo caratterizzato da bellissimi arpeggi di piano che s’innestano nella struttura puramente folk/viking del pezzo. Per tacere della solita, stupenda prova vocale del Nostro. Chi custodisce gelosamente il ricordo dei primi capolavori, troverà racchiuse in “Jordpuls” moltissime bellezze.
Stefano Masnaghetti