Lo scorso 7 aprile è uscito il nuovo album degli australiani Harlott: “Extinction”, sotto etichetta Metal Blade Records. Si tratta di un lavoro in puro stile thrash, particolarmente aggressivo e frenetico. Riff molto decisi e assoli veloci costituiscono un sound conforme allo stile, reso ulteriormente diretto e spregiudicato da una sezione ritmica estremamente incisiva. Le tracce mostrano una netta fedeltà nei confronti dei canoni peculiari del genere, astenendosi da deviazioni verso sfumature differenti; il risultato ottenuto è un prodotto ben riconoscibile e immediatamente classificabile, seppur non molto innovativo. Una scelta forse voluta, considerandone la linearità con il precedente “Proliferation”, uscito circa un anno addietro.
Lo stile di questo full length si articola dunque su una prova senza fronzoli, la cui unica intenzione è quella di aggredire l’ascoltatore per tutti i cinquantun minuti in cui “Extinction” si snoda. Aggressione che riesce pienamente, attraverso una voce a tratti urlata e passaggi rapidissimi, che rendono l’atmosfera carica di adrenalina e mantengono persistente la tensione che i dodici brani trasmettono.
“Conflict Revelation” presenta una buona commistione di ritmi, attraverso cambi improvvisi di velocità in grado di tenere l’ascoltatore perennemente sulla corda. “And Darkness Brings the Light” inizia come una marcia mediamente lenta, evolvendo in un crescendo ritmico a tratti vertiginoso, caratterizzato dalla persistente batteria che martella senza requie durante i sette minuti di svolgimento.
In sintesi “Extinction” si mostra un fedele omaggio allo stile thrash anni ’80: una scelta che può piacere o meno, ma che, a prescindere da ciò, denota coraggio e una certa personalità. Forse è un album più indicato ai nostalgici dello stile, poiché di fatto non propone nulla di particolarmente innovativo, e ciò potrebbe andare a discapito della sua diffusione. Una maggior pulizia del sound sarebbe comunque stata preferibile, nonostante l’esecuzione sia comunque di discreta fattura; considerando la struttura dei brani non particolarmente varia, si tende a far perdere lievemente l’attenzione sulle ultime tracce, ma nell’insieme si tratta di un lavoro discreto, in grado di suscitare riscontri positivi negli amanti del thrash puro.