Havok – Conformicide

Nuova uscita sul fronte thrash metal, rappresentata da “Conformicide”, degli americani Havok: un’entrata a piedi uniti, brutale e aggressiva per questa quarta produzione lanciata il 10 marzo scorso. La band di Denver si presenta con un lavoro molto tecnico e accattivante, realizzato con grinta e competenza. L’album si apre con “F.P.C.”: un lento incipit acustico dipinge atmosfere tetre e alienanti, virando improvvisamente in una serie di riff e percussioni concitate e travolgenti. Assoli di basso impreziosiscono il tenore della canzone, conferendo un ritmo trascinante ad ogni passaggio.

I brani sono cattivi, enfatizzati dalla voce graffiante di David Sanchez. Eseguiti con perizia tecnica, dal sound pulito e dallo stile un po’ retrò, ogni pezzo è costruito sapientemente e con estrema cura.
Assoli frenetici di chitarra si susseguono a una batteria che pesta con rabbia, coadiuvata da un basso presente con persistenza e personalità. Il suono è pieno, pulito e caratterizzato da un saliscendi di ritmiche che tengono l’ascoltatore sempre sul chi va là, come nella elaborata “Ingsoc”, i cui quasi otto minuti si snodano attraverso continue variazioni di ritmo e passaggi elaborati.

Ogni membro della band porta la propria performance ad altissima intensità, eseguendo i pezzi senza requie; in “Masterplan” e in “Peace is in Pieces” i riff martellanti si danno il cambio con assoli e variazioni improvvise da far girare la testa. “Circling the Drain” è il brano di chiusura, rappresentativo dell’approccio aggressivo e del virtuosismo tecnico che la band vanta: splendidi passaggi di basso e di chitarre, incorniciati alla perfezione da una batteria indemoniata attraverso sette minuti di commiato feroce e violento.

Un lavoro di gran caratura, venato da un sound anni ’80 reso comunque moderno e perfettamente fruibile ai giorni nostri; “Conformicide” è caratterizzato da una perizia esecutiva attenta e ben strutturata, da ritmi costantemente frenetici e da continue variazioni che tengono sempre “sul pezzo” l’ascoltatore, strattonandolo con veemenza per sessanta minuti. Ogni elemento del gruppo mostra decisamente di sapere il fatto suo, e lo attesta in ogni singolo passaggio: un bel disco, tecnico e di personalità, che consacra definitivamente una band relativamente giovane ma dal talento indubbio.