Jack Savoretti è in un momento importante della sua vita e della sua carriera, e decide di suggellare la confluenza di forze producendo un concept album. Dichiarandolo tale lui stesso, ‘Sleep No More’ è una dichiarazione unica nella sua interezza.
A volte, soprattutto negli ultimi tempi, si abusa del termine ‘concept album’, spesso riducendo il termine per nominare qualcosa che ha un obbiettivo costante, un equilibrio di tematiche che rimane costante durante tutto l’ascolto. Ma questo dovrebbe essere una cosa normale in un album di un artista, e non un’eccezione. I grandi Concept del rock sono album che non possono e non vogliono essere ascoltati a pezzi, perché il loro significato andrebbe sminuito o addirittura perduto, significati altissimi, tematiche di pace, amore e rivoluzione. Nel caso di Savoretti, bisogna ammetterlo, il tiro è parecchio più basso. Innanzitutto parliamo di un artista che viaggia su una sottile linea di demarcazione tra pop e rock cantautoriale. E anzi, lo stesso Jack, preoccupato di finire nell’abisso della musica dei cantautori, trovandosi a vedersela con un pubblico molto più competente e con competitori di livello, si preoccupa in prima istanza di creare pezzi pop che reggono da soli la rotazione radiofonica, contraddicendo la natura stessa dei crismi da concept da lui annunciati, che si limitano ad una linea tematica costante che unisce i testi e le atmosfere dei pezzi. Cosa che, ripetiamo, dovrebbe essere solo un principio base di coerenza nella scrittura di un album musicale.
Qui Savoretti annuncia di aver scritto ‘Sleep No More’ come messaggio a sua moglie (l’attrice Jenna Powell) e a se stesso, in una presa di coscienza della sua maturità sentimentale e musicale. Le parole delle sue canzoni toccano la nostalgia dell’amore spensierato e passionale, senza regole, logica e freni, che a malincuore ma con serenità deve essere abbandonato in nome della famiglia, della stabilità. Dell’impegno nella costruzione di qualcosa di stabile e duraturo e, in fondo, ugualmente appagante. Questa dualità tematica mette a braccetto la situazione sentimentale di Savoretti con la sua produzione musicale. Il suono dell’album è molto più introspettivo e melodico, pop. La bravura del cantante è quella di creare melodie e canzoni veramente semplici e di facile presa senza però mai scadere nel banale, nel melenso, riuscendo in qualche modo a prendere in prestito lo stile dei cantautori e innalzarsi su un piedistallo e guardare gli altri artisti pop dall’alto. In una rotazione di un programma pop una sua canzone che irrompe nella programmazione ti fa alzare l’attenzione, come una outsider di livello, ma comunque piacevole e leggere, non impegnativa.
Così è l’album, così inizia con il singolo ‘When We Were Lovers’. La voce è tagliente, ricorda un Paolo Nutini solo un poco levigato, mentre i momenti più morbidi si avvicinano pericolosamente alle atmosfere melense di James Blunt ma, come detto, senza mai veramente raggiungerle grazie a quel piccolo piedistallo che Savoretti si preoccupa costantemente di mettersi sotto i piedi. Il pezzo è radiofonico sotto tutti gli aspetti ma ricordate quanto detto in precedenza, quando irromperà in mezzo alla massa del resto della programmazione della vostra stazione radiofonica, si distinguerà per stile e composizione. Già nella successiva ‘Deep Waters’ la qualità migliora e sopra un delicato arpeggio di chitarra la voce di Jack si fa un pizzico più soul e le tematiche più scure, tematiche di insicurezza e paura di perdere quanto conquistato nella vita.
Ancora il messaggio è bifronte, la musica e la sua vita sentimentale sono sovrapposte e per entrambe il musicista sente una responsabilità grandissima, una cura di mantenimento e consolidamento. Le tematiche ondeggiano tra dichiarazioni esplicite in ‘I’m Yours’, altra delicatissima ballata, ‘We Are Bound’ e ‘Only You’, ai lamenti di minaccia alla propria pace interiore in ‘Helpless’, ‘Tight Rope’ e ‘Trobled Soul’, drammatica e intensa. La title track è una richiesta di amore per la moglie, racchiudendo in tre minuti il messaggio dell’album intero (‘I Need the Love You Give’), mentre in ‘Start Living In The Moment’ l’atmosfera si rischiara in un bel pezzo che incita all’interventismo emozionale, senza tentennamenti, se si ha la fortuna di trovare un obiettivo. ‘Lullaby Loving’ suona esattamente come deve fare, come una chiusura da ninna nanna, in modo che ogni ascoltatrice si senta un po’ la compagna di Jack, a fine giornata, come suggello di un amore che ha nei suoi piani di durare per sempre (‘Don’t Give Up On Our Love’).
‘Sleep No More’ viene da un artista che nasce inglese, ha sentitissime radici italiane e suona come un americano. Avrà sempre la pretesa di non mischiarsi con la massa ma condividerne il mercato, e la paura di misurarsi con musicisti di ben altro calibro e intenti. Ma il disco suona bene, senza momenti di cedimento, ed è tutto sommato sincero e godibile.