Jamiroquai – Automaton

Da “Automaton” di Jamiroquai, ultimo lavoro in studio della band guidata da Jay Kay, si aspettavano tutti tantissimo: dopo un paio di flop artistici e l’annebbiamento degli ultimi dieci anni di carriera, la speranza era stata riaccesa dai primi due estratti, “Cloud 9” e la title track “Automaton”. L’infusione di elettronica simil Daft Punk di “Random Access Memories” (che siano sempre lodati) e certi richiami disco a Giorgio Moroder sembravano aver giovato ai Jamiroquai in questo lavoro di dodici tracce piuttosto corpose, dove la più breve è di 3.48 e la più lunga, “Dr Buzz”, supera i 6 minuti.

Le belle speranze non vengono totalmente disattese ma ci sono pareri tuttora discordanti su questo nuovo disco dei Jamiroquai: c’è chi lo ha salutato con entusiasmo per un ritorno degno di questo nome, chi invece ha rilevato che le idee purtroppo sono sempre quelle. Non è con sonorità accattivanti che si può nascondere la mancanza di ispirazione, anche se lo spunto di partenza, quello di un mondo ipertecnologico in cui sopravvivere, era particolarmente interessante.

Quello che si nota da subito è un dettaglio solo apparentemente minuscolo: tutti i pezzi sfumano, come se non si sapesse come terminarli. È una piccolezza, sì, ma la domanda sorge spontanea: soprattutto perché anche l’eccesso di lunghezza sembra voler aggiungere anziché togliere, lasciando libertà a certi arrangiamenti davvero ben riusciti. “Hot Property”, per esempio, è una bombetta degna di questo nome e se ce la trovassimo in heavy rotation di sicuro la balleremmo alla grande, pure seduti in macchina.

Da sottolineare anche la presenza di un singolone potenzialmente notevole come “Something About You”. C’è tanto materiale dentro “Automaton”, forse troppo in fondo. Sarà tutta da verificare la resa dal vivo. Contenti comunque che qualcosa dagli ultimi disastri si sia salvato e che Jay Kay, nonostante l’eccesso di autocitazionismo (soprattutto nei testi che richiamano sempre le sue vecchie passioni, tra cui le onnipresenti macchine), sia riuscito a produrre qualcosa che lo risollevi dal recente grigiore. “Automaton” non sarà il disco dell’anno ma è un buon disco e tanto basta.