Nuova puntata dell’unica rubrica italiana che non paragona Messi con Dybala. Ecco il decimo appuntamento di gRAPpa.
Jay-Z – 4:44 – Mettiamo subito in chiaro una cosa: Jay-Z è un capo. Ma di quelli veri eh! Ha tradito Beyoncé e lo ha fatto sapere a tutti. È passato dall’essere un pazzo schifoso che tradisce la donna più desiderata del pianeta all’essere una persona come tutti noi, con i suoi difetti e soprattutto capace di riconoscere l’errore commesso. Applausi a scena aperta. Il disco è stato intitolato 4:44 perché Jay-Z si è svegliato a quell’ora della notte per scrivere la title-track. Il brano in questione dura 4 minuti e 45 secondi, a me questa cosa fa molto ridere. Detto ciò, l’album è molto particolare. Parlare di maturità artistica non ha senso, quella l’ha raggiunta quando era ancora in fasce perché è semplicemente un predestinato. La produzione è assai originale e lui è “spoken”, come se leggesse delle poesie su basi musicali molto sofisticate.
Logic – Everybody – Disco solido, forse troppo lungo e pesante in certi passaggi ma necessario a uno come Logic per esprimersi e farsi conoscere. Dopo la performance agli Mtv Ema, il suo singolo 1-800-273-8255 è balzato alla prima posizione delle canzoni più ascoltate su Spotify. Il brano affronta un tema delicato come quello del suicidio e il titolo non è altro che il numero verde della National Suicide Prevention Lifeline. Un testo toccante accompagnato da un tappeto musicale ottimo che rende onore a una delle migliori penne della scena.
Khalid – American Teen – Qui non lo conosce praticamente nessuno, per il momento. Dopo una serie di singoli di successo, il ragazzo classe ’98 ha sfornato un disco davvero stiloso. È l’album che metto in macchina per darmi un tono, quelle poche volte che mi capita di accompagnare in auto qualche pischella. Di solito apprezzano.
Machine Gun Kelly – Bloom – Lui è un matto vero e il suo Bloom è uno dei più potenti, freschi ed entusiasmanti album dell’anno. Una carica di energia come poche. Ogni volta che lo ascolto mi viene voglia di spaccare tutto e lanciare l’iPhone contro il muro. Poi mi ricordo che sono povero e non lo faccio, però cazzo se vorrei! Comunque, MGK è il nome del futuro. Ancora rosico per non essere andato questa estate a sentirlo al Carroponte di Milano.
XXXTENTATION – 17 – Vista la durata (22 minuti), abbiamo davanti a noi l’EP dell’anno. Signori che roba. Ogni tanto in America escono questi personaggi dal nulla con storie da raccontare e cavolo se lo fanno bene. Assicuratevi di non avere alcolici alla vostra portata, perché li finirete in un attimo. Se vi ha lasciato da poco la ragazza questi undici pezzi fanno al caso vostro. Che cazzo dico, filate ad ascoltarvelo in ogni caso. Anche se state con una come la Canalis, di corsa! E poi lasciatela.
Vince Staples – Big Fish Theory – Ho sempre avuto un rapporto di amore e odio con Vince Staples. Non è mai riuscito a convincermi al 100% e, se devo dire la verità, non ci è riuscito nemmeno questa volta. Va detto però che il suo nuovo Big Fish Theory è sicuramente un prodotto di qualità e rispetto ai precedenti il salto in avanti è evidente. Ciononostante mi sembra la brutta copia di Kendrick Lamar.
Migos – Culture – Intrattenimento. Nessuna tematica sociale, soltanto minchiate dette bene. Non è un disco fatto per essere ascoltato da soli a casa, rende alla perfezione nei club e in macchina. Classico album da venerdì sera. Non ho altro da aggiungere.
French Montana – Jungle Rules – Non si sa bene come e non si sa bene perché ma French Montana è sempre lì, ai vertici. La hit di questo 2017 è sua. “Unforgettable” viene suonata da tutti i deejay di questo mondo. Sì, anche da quelli scrausi della tua città. Jungle Rules non si discosta più di tanto dai suoi album precedenti. La sua fortuna è data dal fatto che, in una accozzaglia di singoli messi alla bella e buona, una perla rara riesce sempre a emergere.