Jinjer – Cloud Factory

Cloud Factory” dei Jinjer non è un album nuovo: il full-length della band ucraina era stato autoprodotto nel 2014, tuttavia oggi, forte del supporto di Napalm Records e di una partecipazione nel tour degli Arch Enemy, ne viene riproposta una versione nuova di zecca. La riedizione è impreziosita da una rimasterizzazione che ne esalta il sound, conferendone maggior pienezza, che si concretizza in una maggior presa sull’ascoltatore.

Il sound dei Jinjer è un bel metalcore aggressivo, caratterizzato da graffianti giri di ritmica e chitarra che dimostrano come non sia necessario “inventare qualcosa di nuovo” per far scuotere la testa in copiosi headbanging. Le tracce scorrono con prepotenza, esaltate dalla voce di Tatiana Shmailyuk, la quale si destreggia alla grande tra un growl potente e pieno e un clean melodico ed aggraziato.

“Outlander” apre l’LP con grande cattiveria, scuotendo fin da subito i timpani dell’ascoltatore e immergendolo immediatamente nel mood del platter. Anche la title track è un pezzo particolarmente frenetico, che esprime pienamente il piglio aggressivo del quartetto. I passaggi melodici sono inseriti con grande tempismo, permettendo l’esaltazione delle ripartenze più intense e violente.

Presenti due bonus track: le versioni live di “A Plus or a Minus” e “Who Is Gonna Be the One”. Quest’ultima è una bella mazzata in faccia, nella quale la Shmailyuk ringhia senza requie con rabbia ferina. Un brano emblematico dello stile dei Jinjer, caratterizzato da un viraggio finale in un medley dalle venature reggae: inusuale ma interessante.

Nulla di nuovo, in tutti i sensi, e il successo di “Cloud Factory” sta proprio in questo: saper donare nuove vesti a un prodotto di valore, enfatizzandone le qualità attraverso un mixaggio attento e di qualità.