Che tutto cambi repentinamente, in ogni ambito, lo abbiamo capito. Che non vi siano più certezze su cui fare affidamento è un dato di fatto. E invece no. I Judas Priest, con il nuovissimo “Firepower”, dimostrano la resistenza granitica di quei punti saldi che hanno contribuito a renderli leggende viventi del metal.
Il rovescio della medaglia, quando diventi un mostro sacro nel tuo genere, è che le aspettative crescono sempre, senza contare che chi ti ama si aspetta tu mantenga uno stile inalterato, producendo, però, sempre qualcosa di “innovativo”: un compito talmente arduo da poter apparire talvolta impossibile.
L’album numero diciannove, tuttavia, mostra il contrario: lo scorrimento procede dall’inizio alla fine in maniera fluida e mantenendo alta l’attenzione nell’ascoltatore, il quale potrà apprezzare una composizione eterogenea sul piano del ritmo, che al contempo gode di una solida identità stilistica.
Già dalla title track, posta in apertura del platter, si percepisce nitidamente il piglio deciso di una band che, a dispetto delle vicende di salute precaria e voci di un imminente scioglimento, vanta una storia invidiabile e un’esperienza indiscutibile. Una forza che permea ogni brano: “Lightning Strike” mostra con enfasi le tipiche sonorità dei Judas, richiamando alla mente fin da subito i riff di “Hell Patrol”. Stesso discorso per pezzi come “Evil Never Dies”, in cui fin dalle prime note si riconosce l’impronta unica della band di Birmingham.
Anche nei brani meno aggressivi, la personalità di Halford e soci rimane comunque nitida: contaminazioni rock si percepiscono in alcuni passaggi del full length, portando a una produzione che, pur mantenendone integro lo stile, propone sfumature meno aspre, e tuttavia di fortissimo impatto. Molto bella è “Never The Heroes”, dalle ambientazioni rock particolarmente coinvolgenti. Perfino la brevissima “Guardians”, strumentale esecuzione a pianoforte, calza perfettamente nel disco, proseguendo nel crescendo iniziale di “Rising From Ruins”, un altro gran bel brano che, pur ostentando minor velocità rispetto ad altri, è pregno di una forza quasi solenne.
Non è affatto facile realizzare un album così ricco di sfumature e ritmicamente vario, senza cadere nella frammentazione a cui brani troppo diversi potrebbero portare. In questo “Firepower” vi sono molte differenze e tante similitudini, miscelate sapientemente in un lavoro colmo di personalità, attuale per il sound contemporaneo e comunque coerente con il percorso compiuto dai Judas Priest durante la loro carriera. Missione impossibile compiuta.