Terza fatica discografica per i Kill Ritual, che con “Karma Machine” calano l’asso vincente e si portano a casa tutta la posta in palio.
Il disco parte a bomba con “Just a Cut”, suoni taglienti ed essenziali, canzone potente e diretta; da lì alla fine ci sono altre 8 tracce, una più tirata dell’altra, niente cali, niente cedimenti, niente tregua.
L’impatto sonoro della formazione statunitense è quello delle thrash metal band più incattivite, arricchito da sonorità a tratti moderne e da tecnica a pacchi. Il risultato è a dir poco esplosivo: 47 minuti di assalto sonoro che non lasciano spazio a ballad o rallentamenti di sorta.
Ogni brano è una cavalcata sonora dirompente, dove trova comunque spazio una buona dose di melodia, con intrecci musicali che ricordano i grandi del metallo più classico (chi ha detto Maiden e Priest?) e che si amalgama perfettamente allo spirito aggressivo del gruppo, rendendo estremamente personale la proposta musicale.
Inutile elencare i vari pezzi, “Kill Ritual” è un disco da sentire dall’inizio alla fine e da godere nella sua interezza. Ah, mixaggio e mastering a cura di Andy LaRocque, chitarrista di King Diamond: così, per aggiungerci il carico.