Con “b’lieve i’m goin down…” Kurt Vile aveva un arduo compito: dare un seguito all’apprezzatissimo “Wakin on a Pretty Daze”, considerato il disco della maturità artistica. E “b’lieve i’m goin down…” non delude affatto, anzi: fin da un ascolto preliminare si nota l’alta qualità del disco che sta girando.
Prodotto da Vile con il compagno di palco Rob Laakso, l’album è stato registrato in dieci studi diversi, durante session perlopiù notturne. Tra le note positive da evidenziare, c’è la coesione del disco: dalla prima all’ultima traccia si è immersi in un’atmosfera sonora coerente e coinvolgente. Il sound è una commistione tra folk rock americano e malinconia, ci si ritrovano tracce di illustri predecessori quali Tom Petty e Neil Young; non manca anche un tocco di Nick Drake, il cui spirito aleggia tra gli arpeggi. Il singolo d’apertura, “Pretty Pimpin”, insieme ad altri brani come “I’m an Outlaw”e “Dust Bunnies”, tutti collocati all’inizio dell’LP, sono i brani più ritmati, ma il passo è presto ceduto a svariate ballate dove la chitarra arpeggiata fa da padrona, introducendo e accompagnando i pezzi in modo delicato e deciso allo stesso tempo.
Un concetto reiterato più volte tra le traccie, in particolare lo si ritrova in “Life Like This” e “That’s Life, Tho (Almost Hate To Say)”, è quello di «roll with the punches», metafora del mondo della boxe che significa “assorbire la forza di un colpo”, ovvero accettare ciò che viene inflitto, ciò che capita, «accettare la propria situazione e andare avanti convivendo con essa».
“b’lieve i’m goin down…” convince fin da subito, la qualità delle tracce è indiscutibile, ma fa parte di quell’insieme di dischi che più si ascoltano più si apprezzano. Vile porta avanti una carriera (prima, erano due: ci fu anche quella parallela, con i War On Drugs) decisamente interessante, riuscendo nell’unione non sempre scontata di testi e musiche di qualità, senza sconfinare in noiosi intellettualismi o eccessiva leggerezza.