Lamb of God – VII: Sturm und Drang

lamb-of-god-sturm-und-drang

A tre anni da “Resolution”, i Lamb of God ritornano con “VII: Sturm und Drang”. Un parto difficile, soprattutto in seguito alle delicate vicende giudiziarie che hanno visto protagonista il frontman Randy Blythe, e all’ingresso del batterista Chris Adler nell’ultima incarnazione dei Megadeth.

La parola chiave per interpretare la nuova fatica della band è “sconvolgimento”: basti guardare al titolo, che si rifà al movimento tedesco del XVIII secolo incentrato sull’interiorizzazione e opposto all’Illuminismo che letteralmente può essere tradotto in “tempesta e tormento”. Insomma, tutto ciò che la voce dei Lamb of God ha dovuto attraversare negli ultimi tempi. “VII: Sturm und Drang” è infatti l’album di Blythe, che ha composto quasi il 90% delle lyrics, e dei suoi tormenti interiori.

La travolgente opener “Still Echoes” è la prova di un ritorno in grande stile: thrashy, inesorabile, rompe il ghiaccio introducendoci ai restanti nove pezzi. Sulla strada spianata da “Still Echoes” si intromette “Erase This”, che va dritta come un fuso, ma è con “512” (il numero della cella nella quale Blythe è stato recluso per qualche tempo) che la situazione finalmente esplode del tutto, grazie alla voce effettata e alle urla disperate, e alle ritmiche pesanti e inaspettate, che con improvvisi twist rallentano la velocità per poi aumentarla nuovamente.

Giusto per non farsi mancare nulla, i Nostri pensano bene di arricchire la loro opera con un paio di ospitate: il primo featuring tocca a Chino Moreno dei Deftones in “Embers”, che si porta a casa uno dei pezzi meglio riusciti del lotto con il suo tocco melodico inconfondibile. La successiva “Overlord” è un’altra traccia degna di nota, una ballad piacevole ed equilibrata che esplode a circa due terzi dalla fine in una tirata a tutta velocità, entrando sottopelle dopo qualche ascolto e rimanendoci per un bel po’.

In generale, grandi sorprese e svolte vitali non ce ne sono, ma la band di Richmond si attesta su livelli alti, non accennando a mollare il freno. È un esempio di quanto appena detto “Engage the Fear Machine”, uno sfogo di rabbia rovente, ma per lo più molto lineare. La degna conclusione dell’album tocca a “Torches”, che in un botta e risposta tra Blythe e Greg Puciato dei Dillinger Escape Plan (secondo e ultimo ospite) incede inesorabile e maestosa fino alla fine, sublimando nell’urlo finale “I Am The Inferno” tutti i demoni del vocalist.

Nonostante la forza primordiale dei primi lavori dei Lamb of God sia molto difficile da replicarsi persino per loro stessi, “VII: Sturm und Drang” è un cd che non deluderà i fan della formazione. I tormenti di Blythe trasposti in musica sono la catarsi migliore per lui, e per chiunque lo ascolti.

Lascia un commento