Anticipato dal singolo “O’Primmo Ammore”, incluso nella colonna sonora della serie tv Gomorra, e a distanza di due anni da “L2”, Luchè torna con “Malammore”. Il nuovo progetto del rapper di Marianella parte fortissimo, i primi quattro brani sono un tale godimento da illuderti di stare ascoltando il disco rap dell’anno. Ma poi arrivano i problemi. E che problemi.
Si perché Malammore da un lato è feroce, spietato e farcito di rime serrate con un ottimo alternarsi di italiano e napoletano, mentre dall’altro si perde in sviolinate alla “Cigno nero” di Fedez. Le chitarre presenti in “Che Dio mi benedica” stonano parecchio, e sono il classico esempio del rapper che a voce si schiera contro il rap che passa in radio e poi puntualmente nel suo album piazza due o tre brani che hanno il chiaro intento di puntare a quel determinato target. È facile andare contro il “sistema” e screditare certi artisti per poi fare le stesse cose ma di nascosto.
Nonostante questo appunto, l’album risulta essere il più completo della discografia di Luchè. Fortunatamente le collaborazioni presenti, da Guè Pequeno fino a Baby K, non hanno oscurato la figura del rapper, ma bensì impreziosito Malammore. Se l’intento era quello di fare un disco personale e intimo il risultato è stato portato a casa. Ma ai tempi supplementari.