Madh – Madhitation

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È “incoerente nel genere, ma coerente da un punto di vista concettuale”, come lui stesso ce lo aveva descritto, “Madhitation”, l’attesissimo album di debutto di Madh, nome d’arte di Marco Cappai, il secondo classificato di X Factor. Un amore sconfinato per l’Oriente, in particolare per il Giappone, la contaminazione e la voglia di emergere sono la chiave di questo primo lavoro in studio dell’artista.

È “Sayonara” ad aprire (e chiudere, in versione acustica) questa produzione permeata di riferimenti ad elementi naturali, evidentissimi in “River” e “Tree”, ma che non avrebbe potuto non abbracciare anche la tematica del viaggio, presente in “Kyoto Mind”. I testi sono astratti, è volontà di Madh evitare situazioni ed elementi eccessivamente concreti affinchè il suo pubblico possa ritrovarsi nella sua musica. Essere se stessi, gettare la maschera e fregarsene di quello che pensa la gente: è questo messaggio, che riscontriamo in ogni brano, a donare coerenza al disco.

Ogni traccia è sempre diversa dalla precedente: un verso di “Triangle” parla di una strana calma prima della tempesta, ed ecco la drum and bass e qualche linea rappata distruggere meravigliosamente l’equilibrio del brano; è martellante il ritmo di “Eyes On You”, proprio come quello della ripetitività delle mille battaglie quotidiane descritte; l’Oriente si sposa con il reggae e da vita ad un qualcosa di indefinito, ma sorprendentemente figo e “Powa-Faya” è già il tormentone della mia estate; trova spazio anche l’italiano nel brano “Vai”, in cui l’artista, che finora si era misurato soltanto con canzoni in inglese, ha dimostrato di sapersela cavare anche con la sua lingua madre.

Sebbene sia distantissimo dai generi che ascolto solitamente, “Madhitation” è riuscito a convincermi e ad entrarmi in testa ma non chiedetemi come o perchè, non saprei proprio rispondere. “Are you feelin’ da mood?” chiede Madh in Sayonara, pezzo con cui lo abbiamo conosciuto ad X Factor? La risposta, dopo aver ascoltato questo suo primo album non può che essere “f*ck yeah”.

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