Devo ammettere che il progetto blues/country di Nergal mi faceva molta più paura di un qualsiasi testo minaccioso dei Behemoth. Ormai al musicista polacco mancano davvero poche tacche in curriculum, dopo la sua solidissima esperienza nel main act, l’attività da scrittore, la comparsa in tv come coach di The Voice Poland, e anche l’improvvisazione come mastro birraio. E ora appunto, il disco sotto il nome di Me And That Man, coadiuvato dal collega John Porter.
Ma quello che non avevo considerato, è che con “Songs Of Love And Death” finalmente Adam Nergal Darski non deve rendere conto di niente a nessuno. Ancora una volta, il frontman dei Behemoth si mette alla prova ed è un’esperienza liberatoria per lui e piacevole per chi sta dall’altro capo delle cuffie. “SOLAD” si presenta come un flusso unico e per niente distaccato dalle radici di Nergal: il singolo “My Church Is Black” infatti traghetta idealmente e ideologicamente il discorso dalle sonorità più heavy a cui il musicista ci ha da sempre abituati a questo “nuovo” sound (cosa c’è di più “black” della frase “My church is black, my Christ is cold”?).
Oltre ad omaggiare apertamente il Leonard Cohen di “Songs of Love and Hate”, e una manciata di storici cantautori (Johnny Cash, Nick Cave e Tom Waits, tanto per fare qualche nome da nulla) il debutto dei Me And That Man affonda le proprie radici in un passato ancora più leggendario e lontano, quello dei grandi bluesman del delta del Mississippi (vedi Robert Johnson). Ed è in questo che è ancora più evidente il fil rouge satanico/esoterico che collega l’album a tutta la discografia precedente di Nergal, non facendo per nulla sembrare “Songs Of Love And Death” una follia di mezza età o un colpo di testa casuale.
Oscuro e ossessivo (come i ritmi ipnotici di “Magdalene”), Nergal è credibile anche in questa veste, che compiace il suo ego e la sua creatività strabordante senza sentirsi in dovere di far colpo su nessuno. Mi rimane solo un dubbio: chi saranno “io e quell’uomo”? Darski e il suo socio John Porter? Oppure Nergal e una delle sue mille incarnazioni? Qualunque sia la risposta “Songs Of Love And Death” merita, perché a modo suo risulta molto più malvagio e genuino di buona parte della produzione dei Behemoth.