Disc 1 – Return of the Native: Come The Revolution – It’s Too Late To Turn Back Now – These Things I Know – Psychedelic Odin – Blood Sacrifice – The Shipwreck of St. Paul
Disc 2 – Return of the Alternative: All The Blowing-Themselves-Up Motherfuckers (Will Realise The Minute They Die That They Were
Suckers) – Feed My Rock’n’Roll – Dhimmi is Blue – The Black Sheep’s Song – I Can Remember This Life
Torna il druido Julian Cope, ed è sempre un piacere. Personaggio poliedrico, scrittore, blogger, studioso, dotato di un carisma non comune e di una attitudine sempre e comunque alternativa, nel corso della sua ormai lunga carriera ha abituato i suoi fan ad alti e bassi qualitativi da montagne russe, provocazioni, e un pop acido spesso irresistibile.
In questo Black Sheep siamo non siamo ai vertici della forma, ma in qualche modo il magnetismo dei pezzi funziona e cattura. Soprattutto il primo disco infila una serie di brani interessanti, melodici e ipnotici allo stesso tempo, con quel tocco di trasandatezza che lo rende unico. Le canzoni sono semplici ed efficaci, ma dilatate e ripetute fino all’eccesso, melodiche e orecchabili ma con una parte psichedelica e dilatata sempre in agguato, quando non proprio rumoristiche (e a tratti fastidiose, soprattutto nel secondo disco).
Il lavoro comunque è consigliatissimo a tutti, e un approfondimento sul personaggio anche. Avvertenze: provoca il pensiero.
Hey man tell me the tale of you life, for I’m sure it is a good one…
Samuele Rudelli