I Red sono attesi al varco oltre Oceano con questa terza release. Incanalati nel filone christian rock o alternative rock se preferite, i Nostri sanno dannatemente bene come fare il proprio mestiere. Miscelando influenze da Linkin Park, Korn e inserendosi nella scena che vede al suo interno nomi come Staind, Breaking Benjamin e Skillet (una volta avremmo messo per primi i Creed), i R3D propongono un rock d’impatto (“Lie To Me (Denial)” e “Who We Are”), molto immediato e facile d’ascolto, con chitarre che esplodono nei ritornelli, clean vocals con rari growl (“Feed The Machine”) che sottolineano i momenti più duri dei pezzi e un’orchestra in sottofondo (“Buried Beneath”) che dona a ogni pezzo un impatto veramente mastodontico. Il singer Michael Barnes è validissimo e riesce ad assumere registri diversi con estrema duttilità, anche quando i giri del motore si abbassano come nella pur non esaltante “Not Alone” o nella conclusiva evocativa, solenne e toccante “Hymn For The Missing”.
Non un genere esattamente diffuso a queste latitudini ma davvero ovunque negli States e nei territori europei musicalmente evoluti, che può sicuramente veicolare masse enormi di ascoltatori solitamente poco avvezzi a qualcosa che non sia pop o hip-hop: i Red si ergono con prepotenza all’interno di questo ampio recinto, confezionando probabilmente il loro disco più completo e maggiormente significativo. Da ascoltare.