Per gli Altro gli ultimi quattro anni sono stati segnati dall’uscita di altrettanti EP intitolati come la quattro stagioni. “Sparso” è, quindi, una somma, non una raccolta, o un best of, ma un disco vero e proprio: i quattro EP con l’aggiunta di due inediti (“Che Non Sembri Reggae” e “Paolo”) e un nuovo artwork, sempre dalla mano di Alessandro Baronciani, non solo cantante e chitarrista della band.
Il trait d’union con i dischi precedenti è lo stile, conciso e pieno di energia che caratterizza i diciotto pezzi per meno di mezz’ora di impulsività punk, con sfaccettature emo-new wave-lo-fi.
Frenetici, frizzanti, sgangherati, sinceri e coerenti. Questi sono dal 1996 gli Altro. Quello che fa il loro quarto disco uscito per La Tempesta è raccogliere. Raccogliere umori diversi figli di una poetica naif e personale. Raccogliere testi emotivi, diretti e spogli. Raccogliere varie prove della voce sgraziata di Baronciani. Raccogliere storie che scorrono rapide una dopo l’altra. Raccogliere schegge di vita senza un preciso tempo. Raccogliere brani che suonano immediati e disarmanti senza mai risultare facili. Raccogliere quattro anni di fatiche. Ma raccogliere tutte queste cose figlie di un periodo così allargato nel tempo ha fatto perdere all’album un po’ di continuità stilistica e di eterogeneità, forse una logica strettamente da disco. Per questo, “Sparso” sembra, a volte, davvero sparso.
Luca Freddi
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