Division – Pale Horses – Shot In The Back Of The Head – Study War – Walk With Me – Stock Radio – Mistake – Scream Pilots – JLTF-1 – JLTF – A Seated Night – Wait For Me – Hope Is Gone – Ghost Return – Slow Light – Isolate
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Moby è un artista figlio di un decennio difficile, decennio la cui musica trova oggi difficoltà a posizionarsi nella storia. Il rinnovo della dance, l’elettronica, i campionamenti…molti artisti promettenti sono nati e morti dopo poco senza lasciare traccia. Il produttore/dj/musicista americano è forse riuscito meglio di altri a sintetizzare parecchie novità degli anni ’90, piazzando poi il colpo da maestro con Play (1999). Da quel momento è stato anche bravo/furbo/fortunato a campare con album e progetti di sicuro non all’altezza delle aspettative, ma che hanno consolidato un artista prolifico e comunque attivo in molti campi.
Forse anche troppo attivo, dato che una pecca comune alle sue ultime produzioni è stata una mancanza di coesione tra le canzoni, la mancanza di una precisa direzione, l’aura di “spocchioso senza palle vegano che fa musica per aperitivi”. Capito anche dallo stesso Moby il bisogno di un cambio di direzione, e trovata un’inusuale musa nel regista David Lynch (Velluto Blu, Twin Peaks, Mulholland Drive e tanti altri), la soluzione è stata tornare alle radici.
Nato tutto nella sua stanza e con l’aiuto del produttore degli Sigur Ros (dettaglio importante), il nuovo Wait For Me è un disco di rilassata musica ambient elettronica: molto vicino ad una colonna sonora (l’opener a riguardo rende bene l’idea), il disco contiene vocals e beat sparsi, raccolte in brevi composizioni. Moby canta solo in un paio di pezzi (‘Mistake’, molto in stile David Bowie) e per il resto si è affidato a qualche campionamento e a collaborazioni con voci femminili pescate dal suo giro di amicizie (interessante in particolare ‘JLFT’), orchestrazioni e pianoforte. Il mood è rilassato, riflessivo, malinconico senza essere troppo triste. I pezzi cantati sono quelli più vicini a creare nostalgia (tipo una ‘Why Does My Heart Feel So Bad’ ma con meno appiglio commerciale); quelli strumentali invece cercano di creare anche mistero e paesaggi frammentati…proprio come i film di Lynch (il video di ‘Shot In The Back Of The Head’ è stato pure girato da lui).
Il guaio fondamentale del cd è che ascoltandolo non si riesce a capire se sia bello o no. Indubbiamente è un po’ troppo lungo, può suonare ripetitivo e provocare sicuramente sonnolenza. Però quel che si prefigge di fare lo fa bene: trascina in maniera costante ed omogenea nella sua spirale di malinconia e mistero e, con il suo sound minimale, si insinua gentilmente tra le orecchie, senza sentire il bisogno di avere spunti marcatamente commerciali. Il che non è poco.
Marco Brambilla