Che Bjork abbia come obiettivo quello della continua evoluzione è cosa ben risaputa e, in termini di ricerca musicale, “Biophilia” centra in pieno l’obiettivo. Forse troppo. Intendiamoci, è un progetto senza dubbio ambizioso, che ha visto anche la collaborazione di scienziati per poter sviluppare al meglio un tema complesso ed affascinante come la natura. E allora qual è il problema? Semplice, manca totalmente di immediatezza e suscita scetticismo.
Tutti i pezzi, tranne un paio di piacevoli eccezioni, sono talmente pregni di ricercatezza da risultare ostici nell’ascolto. Lo sforzo intellettuale per assimilare il disco è notevole, forse esagerato, e alla lunga rischia di scaturire stanchezza. E’ un gran peccato, perché “Crystalline” prometteva davvero bene. Il primo singolo, infatti, ha un ritmo del tutto irregolare che conferisce a questo brano un fascino tutto suo. E anche “Mutual Core”, nella quale si alternano parti molto delicate ad altre in cui irrompe un arrangiamento così sincopato da stravolgere completamente la canzone. Purtroppo, però, queste rimangono le uniche due perle dell’album.
“Biophilia” sarà destinato a spaccare in tre la fetta di pubblico che segue la cantante islandese. Ci sarà chi a metà del primo ascolto getterà la spugna, chi si farà full immersion totali per cercare di capirlo al meglio, quasi come fosse una sfida con se stessi e con Bjork, e chi si dedicherà, ahinoi, quasi esclusivamente ad esplorare tutte le app contenute nel disco.
Claudia Falzone