Forse è la foto, all’interno del CD, con Fabrizio Bosso che imbraccia la fisarmonica e Luciano Biondini che, sorridendo, impugna la tromba a rappresentare, icasticamente, la perfetta comunione d’intenti che si è instaurata tra questi due musicisti. Fabrizio Bosso non ha bisogno di presentazioni. Mi permetto, allora, di spendere due parole su Luciano Biondini, artista che ho avuto il piacere di ascoltare dal vivo, qualche anno fa, nell’ensemble di Rabih Abou-Khalil.
La fisarmonica di Luciano è un’orchestra tenuta con paterno affetto tra le mani, cullata e viziata, capace di emettere le sonorità più struggenti ma anche di trasformarsi in un prodigio ritmico-armonico che non pochi solisti vorrebbero avere al proprio servizio.
Dopo Prendere o lasciare, che è un esercizio accademico di improvvisazione e di virtuosismo, è il momento dell’intensa, dolcissima ballad Birgi, intrisa di malinconia.
A seguire, la rielaborazione del tema de Il Gattopardo del maestro Nino Rota. Premesso che Bosso è autentico cultore delle musiche di Rota (vedi il CD a lui dedicato, nel 2011, Enchantment), in questo brano i due musicisti ci proiettano nel salone viscontiano del ballo sensuale e scenograficamente perfetto tra la Angelica/Claudia Cardinale ed il Tancredi/Alain Delon.
Poi arriva il momento di Africa che, assieme a Rumba for Kampei, rappresenta un po’ gli “appunti di viaggio” di Bosso nel continente nero.
Bella anche la personale rilettura di The shadow of your smile, uno degli standard più interpretati al mondo, ed intorno al quale risulta difficile, come dico spesso, inventarsi qualcosa di nuovo. In questa versione del brano di Mandel & Webster si scorge lo sforzo di esplorare il brano oltre i confini melodici ed armonici: molte, infatti, le scale che “escono” dalla tonalità originale creando quel senso di apertura e di vera, autentica improvvisazione.
Non manca un riferimento alla musica classica, con la celebre Ninna Nanna di Johannes Brahms. L’armonizzazione molto moderna preserva il tema ma rende l’atmosfera increspata di inquietudini contemporanee. Del resto chi dorme più, ormai, sonni tranquilli?
Choroso è un omaggio al genere portoghese del choro (riportato in voga anche per le recenti interpretazioni di Bollani/De Hollanda delle opere di Pixinguinha, che ne è uno dei massimi esponenti).
Bene, è tutto direi, o giù di lì. Bella musica davvero, un progetto stimolante, pieno di spunti, di empatia, dal virtuosismo che non deborda mai e che mette in evidenza la testa e soprattutto il cuore di questi due artisti.
Come spesso mi succede ho la sensazione che “live” questo tipo di concerto deve essere ancora più esaltante, data la generosità ed il rigore intellettuale di Bosso & Biondini.
Vi aspetto presto.
Marco Lorenzo Faustini
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