Dopo la sorpresa di un paio di anni fa, torna il progetto Chickenfoot. Uno dei pochi supergruppi che fa davvero del bene, principalmente ai propri membri. Sammy Hagar e Michael Anthony, orfani dei Van Halen, danno il meglio, Chad Smith si diverte un bel po’ nel quarto d’ora d’aria fuori dai Red Hot Chili Peppers e Satriani…beh, se c’è qualcuno che lo comanda e lo tiene a bada, tira fuori le cose migliori.
Il nuovo “III” (vi risparmiamo l’atroce battuta dietro al nome) suona esattamente come il precedente. Nessuna sorpresa a livello di sound, è una perfetta continuazione del debutto: classic rock 100% americano con una sezione ritmica superlusso, un virtuoso alla chitarra che evita di sbrodolare e uno dei frontman più carismatici e sguaiati di sempre. Quello che cambia rispetto al disco del 2009 è uno stile più mainstream e classico per i brani: sono più contenute le soprese come code inaspettate o strutture inusuali, a favore di pezzi più diretti (Alright Alright) o addirittura più pop (Different Devil). Certamente non mancano i RIFF che fanno divertire (“Up Next”, “Bigfoot”), anche se l’apice per intensità lo si raggiunge con l’impegnata “Three And A Half Letters”, dedicata alla crisi economica americana.
Non male anche i pezzi più raccolti, come “Come Closer” e “Something Going Wrong”, che portano l’LP su territori più seri e meno faceti. Forse un pelo meglio la sorpresa del debutto, ma questo è un seguito serio che cementa la solidità della band.
Marco Brambilla