Dopo una pausa di due anni i Dredg sono tornati per pubblicare “Chuckles and Mr Squeezy“.
Se avete sperato che questo album potesse essere il ritorno ai fasti di “El Cielo” (2002) siamo spiacenti di dirvi che non è affatto così. Se già in occasione di “The Pariah, The Parrot, The Delusion” (2009) avevamo avuto occasione di storcere il naso, l’ultimo lavoro degli statunitensi ci lascia disorientati. Ad un primo ascolto del disco ogni pezzo ci sembra talmente distante dai Dredg dei primi album che non riusciremmo a collocare nessuna traccia all’interno di “Catch Without Arms” o “El Cielo”.
Il quartetto californiano ha scelto il famoso produttore Dan The Automator (che tra le altre cose ha prodotto il debut album dei Gorillaz, ndr) e questa scelta ha influenzato parecchio l’evolversi del disco, soprattutto per il sound che non è più caratterizzato da chitarre incazzate e batteria martellante, bensì tende a mettere in rilievo la voce inconfondibile del frontman Gavin Hayes grazie ad arrangiamenti particolari. Ma diciamocela tutta, si sente molto la mancanza della loro spontaneità. “Another Tribe” ha sonorità suadenti, sensuali, ma manca di mordente. “Upon Returning“, al contrario, ha una natura sperimentale molto spiccata ma l’arrangiamento sembra esser stato creato a caso, senza una linea logica. Per non parlare poi di “Down Without A Fight” che vede la band americana alle prese con un approccio elettronico che, onestamente, non è il loro pane. L’unico pezzo che ha un legame, seppur molto debole, con i Dredg di una volta è “The Tent“. Questa canzone vagamente radioheadiana evoca atmosfere nostalgiche non del tutto nuove ed è forse la migliore all’interno disco.
Sicuramente questo non è il lavoro migliore della band. Ma abbiamo buone possibilità di sperare che il prossimo album possa riportare il gruppo alle sue origini.
Claudia Falzone
Ma no dai…non sono loro….è uno scherzo di cattivo gusto…:-((