È il tempo della maturità e della serenità ritrovata per Eddie Vedder, e ce lo dice con 16 brani tutti suonati con l’Ukulele, il chitarrino a quattro corde di origine Hawaiana. Dopo il primo album da solista con il quale il Nostro si era cimentato nella colonna sonora del film “Into the Wild”, questo secondo tentativo sembra ancora più scarno ed intimo.
Voce ed ukulele, con solo qualche intromissione, sporadica, di una striminzita sezione archi, danno l’unico tratto possibile ed interpretabile della release; voglia di casa e di mare, preferibilmente sulla spiaggia a fare surf (cosa che peraltro Eddie non si nega dato che passa buona parte del suo tempo libero alle Hawaii con tanto di famiglia al seguito).
Sono passati esattamente 20 anni dall’uscita di “Ten”, album d’esordio con il quale i Pearl Jam si affiancarono ai Nirvana quali alfieri del Grunge from Seattle, e la sterzata è decisamente notevole. Pur sempre di un disco del solo Vedder si tratta e non dell’intero gruppo, in ogni caso i toni rabbiosi e violenti sono stati decisamente superati in vista di un’espressività più adulta e meno incazzata.
Francesco Casati