www.tyingtiffany.com
www.trisol.de
Tying Tiffany, suicide girl, bassista, manipolatrice di suoni e ragazza tosta, tiene alta in Europa la bandiera dell’electroclash italiano (c’è anche Violetta Beauregarde, che di sicuro è più interessante ma, essendo meno “semplice”, ha un successo molto più di nicchia). Ha suonato un po’ ovunque e con chiunque, con Tiga e con gli StereoTotal, ed è stata in tour un anno con Alec Empire, crescendo molto in termini di gusti, stile e capacità.
Con questo nuovo disco si affaccia a delle sonorità nuove per lei, pescando a piene mani dalla DarkWave e mischiandola con l’attitudine prettamente electroclash da “Miss Kittin de noantri”che marchia a fuoco tutte le sue produzioni.
Già a partire dall’iniziale “3 Circle”, che parte con un giro di chitarra alla Siouxsie And The Banshees, continua con una voce alla Siouxsie And The Banshees e sfocia in un ritornello che più Siouxsie And The Banshees non si può, si potrebbe gridare alla mancanza di originalità, ma è proprio il suo sembrare “già sentito” la forza di questo album. In tutte le tracce c’è infatti la voglia di passare gli anni ottanta al setaccio, prenderne gli episodi più interessanti e rielaborarli, condensandoli nelle nevrosi e nelle rabbie di questo duemilaedieci.
“People’s Temple”, che porta il nome della setta responsabile del più grosso suicidio di massa nella storia americana (circa novecento persone), è pieno di buone idee, magari non originalissime ma senza dubbio sfruttate al meglio della loro virulenza danzereccia, ed è difficile non apprezzare la furia di “Lost Way” o di “Still In My Head” se si è amanti del genere. I neofiti, poi, potrebbero anche innamorarsene.
Francesca Stella Riva