[Elettronica] Depeche Mode – Sounds Of The Universe (2009)
In Chains – Hole To Feed – Wrong – Fragile Tension – Little Soul – In Sympathy – Peace – Come Back – Spacewalker – Perfect – Milse Away/The Truth Is – Jezebel – Corrupt
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Il nuovo album dei Depeche Mode è brutto, talmente brutto da non crederci. Talmente brutto da essere inferiore ai lavori solisti di Dave Gahan. Talmente brutto da farci fare un giro di telefonate di conferma tra amici prima di pubblicare la recensione, per essere sicuri di non essere impazziti.
Cosa sia successo non ci è dato saperlo, sta di fatto che questo ‘Suoni dell’Universo’ se fosse strumentale andrebbe bene come sottofondo di un documentario di Piero Angela sul cosmo, al massimo. Come la band inglese abbia potuto fare un tale salto indietro a livello di composizioni è inspiegabile, e viene da ridere all’idea che qualche pazzo possa comprare la lussuosissima edizione deluxe con il disco in formato 5.1. Già il singolo ‘Wrong’ non faceva presagire nulla di buono, e sapere che in fondo quello è il pezzo più orecchiabile del disco la dice lunga. Niente di lontanamente paragonabile al precedente e molto buono Playing The Angel (2005). Quello che abbiamo tra le mani è una raccolta di pezzi monotoni, mediamente lunghi, principalmente atmosferici. Le poche parti aggressive o ritmate (‘Hole To Feed’) vengono annacquate in canzoni ripetitive. Tecnicamente le elettroniche sono anche buone (‘Corrupt’ è una bella sinfonia – d’altra parte i Depeche non sono nati ieri), quello che manca è proprio un brano uno che sia perlomeno interessante.
Quando cercano di fare qualcosa di ‘catchy’ (‘In Sympathy’) il risultato è un clichè sentito mille volte da loro, e in più adesso si ha sempre l’impressione che ci sia qualcosa di storto…tipo un suono di troppo che non dovrebbe esserci.
Quando cercano di sperimentare vengono fuori tracce discutibili come ‘Peace’ con il suo incrocio di Depeche primissimi anni ’80 e la sua linea vocale da chiesa. Un pezzo come ‘Little Soul’ esattamente cosa dovrebbe significare? Effetti sgangherati, la linea vocale è una lagna, dire che è un riempitivo è un complimento! L’inutile minuto e 53 secondi della strumentale ‘Spacewalker’ basta e avanza a far capire tutto il mood del disco: musica per un documentario sullo spazio da vedere a scuola, con particelle, quanti e buchi neri che si moltiplicano assieme agli sbadigli della classe. Un incredibile passo falso.
Marco Brambilla