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Dopo il capolavoro pop d’avanguardia di “Ys”, la dolce ragazza ci lancia addosso un tomo diviso in tre dischi. Beh non sarà un macigno nei denti come un disco di Merzbow, ma una tonnellata di piume sono sempre una tonnellata, da qualsiasi lato la si voglia guardare.
Questo nuovo episodio della sua discografia la fotografa più cantautoriale, più folk, più soffice, con 18 canzoni portate per mano dalla sua flebile voce da adolescente della foresta incantata che racconta le fiabe dei bimbi.
Però nel precedente si rimaneva incantati dal tutto, c’era l’incanto e la delizia. La magia. Qua magari c’è più fruibilità e una buona fluidità quanto una squadra che gioca ottimamente sulle fasce ma manca il quid che renda una tal opera digeribile ma anche vagamente esaltante.
E non è solo la mancanza di diversità a livello musicale dei brani, ma a volte le sue sonate rurali sui 6-9 minuti (in cui la nostra ti traghetta con la sua ugola dal primo all’ultimo secondo) si perdono nell’ignoto dopo l’ascolto. Nel vento o, meno romanticamente, nel silenzio susseguente alla fine del disco.
Luca Freddi