[Folk/Ambient] Wardruna – Gap Var Ginnunga (2009)
Ár Var Alda – Hagal – Bjarkan – Løyndomsriss – Heimta Thurs – Thurs – Jara – Laukr – Kauna – Algir: Stien Klarnar – Algir: Tognatale – Dagr
http://www.wardruna.com
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Wardruna è un progetto fondato nel 2002 da Kvitrafn, che ricordiamo esser stato batterista nei Gorgoroth, al quale si sono uniti nel corso del tempo Gaahl, personaggio che non ha certo bisogno di presentazioni, la cantante folk Lindy Fay Hella e Hallvard Kleiveland, altro artista gravitante nell’ambito della musica tradizionale norvegese.
Questa breve premessa è utile per introdurre le atmosfere che si respireranno in “Gap Var Ginnunga”, primo capitolo di una trilogia basata sullo studio dell’alfabeto runico, intesa ad esplorare ed evocare le profondità della saggezza e della spiritualità norrena. In questo senso, non sono casuali i titoli scelti per essa: quello dell’album in questione è un chiaro riferimento al “Ginnungagap”, il caos primordiale dal quale nascerà l’universo, secondo la mitologia germanica; il prossimo capitolo dovrebbe intitolarsi “Yggdrasill”, ossia il gigantesco frassino cosmico, in grado di attraversare i nove mondi dell’universo nordico, al quale Odino s’impiccò per poter successivamente resuscitare ed acquisire i segreti della sapienza magica; mentre il terzo ed ultimo si chiamerà “Ragnarok”, apocalisse cosmica finale e successiva rigenerazione del mondo.
La musica di quest’esordio non potrebbe essere miglior viatico per l’immaginario trattato. Per averne un quadro piuttosto fedele, pensate alle fragili canzoni folk di “Kveldssanger” degli Ulver, irrobustite però da una maggior dose di percussioni e da cori cupi e profondi, in grado di sottolineare con forza l’elemento sciamanico e ritualistico del disco. Non solo, la presenza in alcune tracce della voce di Lindy può richiamare alla memoria tracce dei Dead Can Dance più ancestrali, specie quando il suo timbro etereo si contrappone al canto cavernoso di Gaahl. I dodici brani trascolorano l’uno nell’altro, rappresentazioni di un continuum che potrebbe estendersi all’infinito. Momenti di sospensione mistica che varcano i confini dell’ambient si alternano a narrazioni dal gusto folklorico, mentre il tappeto tribale – percussivo sostiene assoli di hardanger fiddle (violino popolare norvegese, dal timbro vicinissimo a quello della viella medievale) ed echi di fiati che potrebbero essere lur (antichissima varietà di corno vichingo) sottratti all’oblio del tempo. Nel tessuto sonoro di “Gap Var Ginnunga” ad essere chiamato in causa non è soltanto il patrimonio popolare nordico, ma anche quello di altre culture, e segnatamente certe soluzioni della musica tradizionale dei nativi americani non possono non essere udite; e il fatto notevole è che esse s’integrano perfettamente all’interno del contesto del disco.
C’è voluto molto tempo prima che i Wardruna riuscissero a pubblicare questo debutto, ma ne è valsa assolutamente la pena: difficile pensare a qualcosa di maggiormente riuscito e di così precisamente calibrato, in ogni sua minima sfumatura ed in ogni suo singolo episodio. Speriamo solo che i successori siano all’altezza di “Gap Var Ginnunga”. Immergetevi anche voi nell’abisso primordiale, non ne rimarrete delusi.
Stefano Masnaghetti