I Fratelli Calafuria non sono esattamente degli homines novi all’interno del panorama alternative italiano, dopo l’interessante debutto “Senza titolo. Del fregarsene di tutto e del non fregarsene di niente” e il successivo EP “Altafedeltàpaura”.
Questi lavori avevano scatenato una certa curiosità nei confronti del power trio milanese a causa delle velleità sperimentatrici dei Fratelli, dediti ad una commistione di generi tali da renderli difficilmente inquadrabili in un filone preciso. Amanti del rock, del punk, dell’hardcore, riescono a far convivere quest’anima devota essenzialmente al “Fare casino” con quella più pacata, vicina da una parte alla new wave anni ’80 e alle sue sonorità elettroniche, e dall’altra alla melodia e alla facilità tipiche della musica pop.
Unite a ciò dei testi irriverenti, per certi versi quasi sconclusionati, ma genuini e sinceri, con la capacità di decostruire, smontare, campionare e rimontare il tutto creando situazioni nuove ed inaspettate ed avrete il quadro del progetto Calafuria e della loro musica rovinata.
Livio Novara