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Terzo capitolo per la band che tanto ama un sound prettamente anni Settanta. Per l’ennesima volta tutto il bailamme di incensamenti per loro è abbastanza fuori luogo. Non stiamo discutendo la deferenza del loro suono. Nessuna colpa. Anzi anche in questa nuova prova le loro canzoni appaiono sincere.
Forse il problema è il non riuscire a pungere completamente, a non riuscire a scendere troppo sotto pelle nelle emozioni. A conti fatti il risultato delle canzoni rimane un po’ lì, a metà guado, tra il non deprecabile e il dimenticabile. Quel “6” che a scuola era la salvezza dal baratro o la consapevolezza di navigare in acque calme.
Ritornando a bomba sulle dieci canzoni raccolte nel disco, possiamo sicuramente evidenziare una leggera variazione rispetto al precedente. Led Zeppelin, Deep Purple e Black Sabbath sono i numi tutelari che catturano ancora il loro cuore. Ma qui l’atmosfera abbandona il progressive di “In The Future”, ed è molto più folk, quasi pop (complice anche una produzione pulitissima), sicuramente più rock classico, anche se son sempre presenti virate in terra hard rock.
Luca Freddi