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L’hard rock melodico di frangia svedese arricchisce, da oggi, il suo già consistente circolo con un altro nome da prendere, questa volta, moderatamente in considerazione: Neondaze. Già, il quartetto di Norrköping a dispetto delle buone proprietà tecniche non riesce a convincere fino in fondo, complice un songwriting immaturo e troppo poco funzionale.
Anche se i nomi da affiancare sono gli stessi citati nella brochure promozionale, Hardcore Superstar, The Poodles e Brother Firetribe, i Neondaze difettano di quell’inventiva e di quel trasporto che hanno reso celebri i cuginetti scandinavi, producendo un disco sì piacevole ma povero di idee.
Chitarre riverberate racchiuse in strutture ritmiche che appaiono piuttosto rigide; passi l’inclinazione radiofonica di Intoxicated, passi il giretto deepurpleiano di Critical Mass, passi la finta delicatezza di Caroline, ma c’è la forte necessità di vivacizzare l’ascolto: basterebbero alcuni accorgimenti in sede di arrangiamento ma i Neondaze mostrano poco carattere.
Il disco mette in mostra dodici canzoni all’insegna dell’hard rock più vivace e, nonostante riesca a svelare soltanto esili qualità, è in grado di intrattenere per qualche ascolto disinteressato, utile per passare il tempo. C’è da lavorare non poco per correggere le prospettive, e per ora non basta anche perché gli stessi nomi suggeriti dalla band annullano codesto flebile esordio.
Gaetano Loffredo