[Hard Rock] Tribe After Tribe – M.O.A.B. (2008)

YHVH Invokation – Deuteronomy Excerpt I – Supreme One – Burning Bush – Truth & Reconciliation – Exodus 2000 – Arafat Radio – Holy City Warrior – Lament – Chiron – Deuteronomy Excerpt II – Understanding The Water – Deuteronomy Excerpt III – Shock & Awe – Red Sky – World Drum

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Sesto disco in studio per i Tribe After Tribe, i quali possono ormai esser considerati come sfogo creativo interamente riguardante Robbi Robb, unico superstite della formazione originale. Per il resto c’è poco da segnalare, a parte il fatto che dopo oltre vent’anni di carriera “M.O.A.B.” suona talmente spontaneo e ispirato tanto da poter essere scambiato per un album d’esordio scritto da giovani musicisti, ma con un bagaglio tecnico ed espressivo di altissimo livello. Fin qui i suoi punti di forza (che, a ben vedere, sono i punti di forza di tutta la loro produzione): peccato si debba fare i conti anche con l’eccessiva ricercatezza e cerebralità dei Nostri, croce e delizia che li accompagna da sempre.

Questa volta Robb si è avvalso di ben dodici musicisti per registrare “M.O.A.B.”: un imponente lavoro di gruppo, grazie al quale i tratti distintivi del suo complesso emergono con ancor più decisione che in passato. Il disco è lungo, quasi un’ora e dieci di durata, e all’interno di esso si può trovare davvero tutto: hard rock virato in chiave dilatata e psichedelica (Holy City Warrior), tappeti percussivi che gettano un ponte tra Africa e Oriente (World Drum), cupe istantanee elettroacustiche (Exodus 2000), salmodie sufi (Lament), meditazioni etniche (Chiron).

Ogni emissione della band è degna di nota, ma se dovessi trovare un paragone, direi che possiamo considerare il qui presente quasi al livello del loro capolavoro “Pearls Before Swine”. Più in generale, “M.O.A.B.” presenta parecchi punti in comune, sia musicalmente sia concettualmente, con un’altra opera di frontiera, ovvero “Mabool” degli Orphaned Land. Come questi ultimi, i Tribe After Tribe prendono le mosse dalla Bibbia (a essere chiamato in causa è, questa volta, il libro del Deuteronomio) per sviluppare considerazioni sui nostri giorni; sempre come gli Israeliani, Robbi e soci cercano la fusione di antico e moderno, oscillando tra suoni contemporanei e millenari. La differenza sta tutta nella base di partenza: il metal per gli Orphaned, gli anni Settanta e l’acid rock per i Tribe.

Tutto perfetto, quindi? Purtroppo no, poiché come sempre, a fianco dei tanti pregi, dobbiamo accostarci ad un’eccessiva frammentazione della scrittura, a troppi intermezzi parlati che appesantiscono l’ascolto e, in generale, ad un metodo di composizione che esagera nell’orpello e nel particolare, a scapito della tenuta complessiva del lavoro. D’altra parte, sono questi i motivi per i quali la band non è mai riuscita a decollare definitivamente, rimanendo un piccolo fenomeno di nicchia. “M.O.A.B.” risulta quindi essere un platter che farà la gioia dei (pochi) fan dei Tribe After Tribe, ma che il sottoscritto, nonostante tutto, consiglia a chi cerca qualcosa d’insolito e di originale, che oltrepassi la moda del momento.

Stefano Masnaghetti

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