[Indie] Eels – Hombre Lobo (2009)

Prizefighter – That Look You Give That Guy – Lilac Breeze – In My Dreams – Tremendous Dynamite – The Longing – Fresh Blood – What’s A Fella Gotta Do – My Timing Is Off – All The Beautiful Things – Beginner’s Luck – Ordinary Man

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Dopo il monumentale affresco sonoro ed esistenziale di “Blinking Lights” sarebbe stato difficile per chiunque tornare con un nuovo album in studio. Anche per uno stakanovista come Mr. E. Infatti durante questi quattro anni l’artista ha preferito dedicarsi ad altro: greatest hits (Meet The Eels), una raccolta d’inediti, b – sides e cover varie (Useless Trinkets), tour prima orchestrali (Eels With Strings) poi strettamente rock (No Strings Attached), persino la collaborazione con la BBC per “Parallel Worlds, Parallel Lives”, un documentario sulla vita e gli studi di suo padre, noto fisico quantistico. Intanto il tempo passava, e Mark Oliver Everett, presumibilmente, pensava al ritorno della sua band in sala d’incisione. Come sarebbe stato? Quale strada avrebbe potuto scegliere? Fra tutte, quale la migliore?

Adesso che “Hombre Lobo” è uscito, sappiamo che E ha optato per la via più semplice, più diretta. Più istintiva. Perché il disco dell’uomo lupo (12 canzoni sul desiderio) è specularmente opposto al suo predecessore: scritto e registrato in poche settimane nel suo scantinato, è un album breve, di appena 40 minuti, equamente diviso fra sanguigne pulsazioni blues rock e ballate per voce e chitarra. Insomma, una sorta di “Souljacker” parte seconda. D’altronde il concept di “Hombre Lobo” deriva proprio da una canzone contenuta in “Souljacker”, ossia “Dog Faced Boy”; adesso il ragazzo è cresciuto e, diventato un vecchio licantropo, cerca di far del suo meglio per sopravvivere in un mondo che lo guarda e lo guarderà sempre con sospetto. Sapendo che non sarà mai un uomo ordinario, ma che a spingerlo ad andare avanti, malgrado tutto, ci sarà sempre quel terribile e affascinante impulso che è costitutivo del suo ardente desiderio.

Dicevamo di “Souljacker”. Beh, in “Hombre Lobo” c’è anche molto di “Shootenanny!”, specie per quanto riguarda la semplicità e povertà degli arrangiamenti, che nei dischi degli Eels raramente sono così spogli ed essenziali. Ma, nonostante si riallacci così nettamente a due episodi tutto sommato minori della carriera della band, questo nuovo lavoro suona più maturo, più convincente. Realizzato con più consapevolezza. Che può vantare alcune fra le migliori ballad mai scritte da E, quali “That Look You Give That Guy” – la fragilità di Elliott Smith messa al servizio del romanticismo di Nick Drake – e soprattutto “The Longing”, melodia sospesa per voce e chitarra, essenziale e dalla bellezza sconcertante. Ma anche i pezzi più rock se la cavano egregiamente, specie quando l’impronta garage blues si fa più presente. E quando la voce di Mark graffia di più. Così, nel ruvido boogie di “Prizefighter” il Nostro urla parossistico come era solito fare Gerry Roslie nei Sonics, in “Tremendous Dynamite” si trasforma in un ibrido fra Tom Waits e Iggy Pop, mentre nell’elettro rock notturno di “Fresh Blood” è finalmente un lupo mannaro che ulula in cerca di prede di sesso femminile. Ma se poi si guarda il video è chiaro che la mutazione non ha cambiato granché la bizzarra e timida personalità dell’uomo che sta dietro a tutta quella barba: si tratta di un lupo mannaro tenero e quasi sfigato, che ha quasi più paura della sua stessa preda.

Lungi dall’essere un capolavoro (per quello rivolgetevi a “Electro – Shock Blues” oppure al già citato “Blinking Lights”), “Hombe Lobo” è comunque un ottimo disco, degno ritorno di uno dei più grandi cantautori degli ultimi anni.

Stefano Masnaghetti

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