[Indie Folk] The Mountain Goats – The Life Of The World To Come (2009)
1 Samuel 15:23 – Psalms 40:2 – Genesis 3:23 – Philippians 3:20/21 – Hebrews 11:40 – Genesis 30:3 – Romans 10:9 – 1 John 4:16 – Matthew 25:21 – Deuteronomy 2:10 – Isaiah 45:23 – Ezekiel 7 And The Permanent Efficacy Of Grace
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I Mountain Goats sono annoverabili tra i casi di bulimia compositiva piuttosto accentuata. Dal 1991, anno della loro fondazione, hanno pubblicato la bellezza di diciassette album fra cassette, cd e vinili. Se poi si considerano anche sette pollici, singoli, split e compilation varie arriviamo alla cifra complessiva di circa cinquanta emissioni discografiche. Un po’ troppo per mantenere uno standard qualitativo elevato, com’è nelle loro possibilità. Ovviamente il maggior responsabile di questo sconsiderato impeto creativo è John Darnielle, cantante, chitarrista, compositore, arrangiatore e spesso unico membro dei Mountain Goats, che in realtà sono una sorta di suo progetto solista permanente.
Bisogna però ammettere che ultimamente John non sbaglia un colpo. Evidentemente l’enorme lavoro compiuto in passato è servito a far trovare una precisa identità ai suoi dischi, e non a caso il penultimo, “Heretic Pride” (2008), è annoverabile fra i suoi lavori migliori. Lo stesso discorso vale anche per quest’ultimo “The Life Of The World To Come”, altra opera in cui il songwriter americano dimostra tutta la sua abilità nel contaminare il folk con sonorità indie rock e aromi pop – psichedelici, con l’ausilio di pochi accordi di chitarra acustica, qualche percussione, leggeri accompagnamenti di piano e un misuratissimo uso degli archi.
La scintilla biblica fornisce l’ispirazione primaria dell’album (basta leggere i titoli dei brani per capirlo), ma in Darnielle non c’è smania predicatrice. Piuttosto i temi della fede e della religione vengono utilizzati in funzione introspettiva, rielaborati attraverso il vissuto personale del musicista. O, come dice lui stesso, si tratta “delle dure lezioni che la Bibbia mi ha insegnato”. Sono soprattutto le riflessioni sulla morte, sul dolore della perdita e sul loro significato a costituire i centri tematici di “The Life Of The World To Come”, come dimostrano i testi di “Philippians 3:20/21”, delle due “Genesis”, di “Isaiah 45:23” e di “Psalms 40:2”.
Per esporre tali contenuti lirici, Darnielle opta per un accompagnamento musicale il più scarno possibile. Rispetto ad “Heretic Pride” mancano quasi del tutto i sussulti rock, il nudo suono della chitarra è il perno sul quale ruotano quasi tutte le canzoni, l’atmosfera è sofferta e raccolta, senza nessuna concessione alla spettacolarità, fra Iron & Wine, i R.E.M. più scheletrici, l’onnipresente Elliott Smith e accenni degli Eels più lievi e dimessi. Note che possiedono un fascino particolare, con la voce di John mai convincente come adesso, in grado di regalare brividi nei momenti più ispirati, “1 Samuel 15:23” e “Hebrews 11:40” su tutti. Un gran disco da gustare in momenti di quiete.
Stefano Masnaghetti