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Nuovo nome, nuovo look, nuovo sound. Gli Ovlov, conosciuti fino ad oggi come Black Eyed Susan e vincitori del premio “miglior band emergente” al Jestray Rock del 2004, mettono da parte le cupe atmosfere che li avevano resi famosi per dedicarsi a suoni ben più leggeri e meno impegnativi.
“Margareth, Frank and the Bear” é l´album della metamorfosi: dal punk alla new wave, dal pop sognante al rock dai toni più dark, la band gioca a mischiare le carte con frivola naturalezza, senza prendersi troppo sul serio. Manifesto della novizia filosofia musicale é “Startup”, che col suo refrain orecchiabilissimo e le sue trasognate sonorità new wave convince già dal primo ascolto regalando una sferzata di freschezza all´album. La vena giocosa prosegue poi con il punk abbozzato di “Up Down”, quasi un omaggio ai Babyshambles e al suo frontman Pete Doherty, a cui Luisa Pangrazio si diverte a fare il verso, dando vita ad un simpatico pezzo di piacevole immediatezza. La tendenza del gruppo a tessere trame rock più oscure non è però del tutto scomparsa: “Soft”, “A city Shower” e “Frank, a mistake” riportano l´album su atmosfere a tratti sinistre, forse più congeniali all´attitudine della band, che però sembra procedere decisa verso sonorità decisamente più ludiche.
Un album di passaggio insomma, di sperimentazione: gli Ovlov non hanno ancora ben chiara la loro nuova identità, ma sono sicuramente sulla buona strada per trovarla.
Valentina Lonati