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I PNS – in origine acronimo di Programmazione Neuro Sonica, ora liberamente interpretabile – sono un trio di Massa Carrara, attivo sin dal 2004. Solo ora arrivano al disco di debutto, dopo un’intensissima attività live e alcuni importanti riconoscimenti ricevuti sul campo, fra i quali il Premio Lunezia nella sezione “band”. “Ali” è prodotto da Livio Magnini, ex chitarra dei Bluvertigo e ora in forza nel progetto Rezophonic, ed è il primo di due dischi ‘componibili’; infatti, il secondo s’intitolerà “Nazioni”, con conseguente possibilità di lettura alternativa: Ali – e – Nazioni.
Riconoscono tre pilastri fondamentali per lo sviluppo della loro musica: l’essenzialità dei primi Cure, l’istintività primordiale di certi Pixies e l’introspezione dei Radiohead. In realtà, della band di Robert Smith non c’è traccia nelle nove canzoni che compongono “Ali”, mentre gli autori di “Sufer Rosa” fan capolino in qualche breve stacco di chitarra, ma per il resto anche la loro influenza rimane ben celata. Diverso il discorso per quanto riguarda i Radiohead: in effetti, alcune tinteggiature ispirate alle atmosfere del gruppo di Tom Yorke ci sono, ma si tratta di brevi apparizioni, che interessano comunque il primo periodo del complesso inglese, quello precedente a “Kid A”. I PNS, piuttosto, si pascono nei prati del rock italiano a 360 gradi, da quello più legato al versante indie/alternative sino alla tradizione più spiccatamente melodica. A volte lo fanno molto bene, in alcuni casi, invece, cedono al melodismo più facile e includente e rischiano di rovinare buoni spunti e un’ottima abilità strumentale. Tra i pezzi più riusciti sono da segnalare la ballata dilatata e psichedelica “Distratti”, che ricorda molto da vicino “Cieli Neri” dei Bluvertigo (Magnini non collabora con loro per caso, evidentmente), il rock ruspante innervato di funk e blues di “Sono un santo”, la divertente e retrò “Come mi vuoi tu”, omaggio al primo italian – rock di inizio anni Sessanta, con tanto di coretto alla “Grease”, e la malinconica e ispirata “Il cielo di novembre”, che funge anche da singolo. Altrove il richiamo alla melodia italiana più stereotipata, seppur riproposta in salsa indie, non funziona affatto e si cade nei difetti già rilevati poco sopra.
“Ali” rimane comunque un buon lavoro, e con un’attenzione maggiore ai testi, che per ora risultano piuttosto anonimi, e un uso più parsimonioso delle aperture melodiche i prossimi passi dei PNS potrebbero riservare piacevoli sorprese, non solo a livello concertistico. Per ora non resta che aspettarli al varco con l’imminente “Nazioni”.
Stefano Masnaghetti