[Indie Rock] Zeus – Say Us (2010)



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Gli Zeus sono un quartetto indie-rock canadese, nato nel 2009 dall’unione degli amici d’infanzia Mike O’Brien e Carlin Nicholson (già gruppo di supporto di Jason Collett con il nome di Dark Horse) e di Rob Drake e Neil Quin. Il loro album d’esordio, “Say Us”, probabilmente non si apprezza al primo ascolto, più che altro perché la prima cosa che si nota sono le influenze di cui risente ogni singola traccia. Parlo in particolare dei Beatles, soprattutto in brani come “Fever Of The Time” o “Kindergarten” (che comunque richiama anche gli Arcade Fire degli esordi, tra l’altro anche loro canadesi), ma anche dei Kinks e dei Beach Boys.

“Say Us” è certamente orecchiabile e ben fatto – d’altronde stiamo parlando di musicisti con esperienza – e riascoltandolo più volte si riesce davvero a coglierne gli aspetti positivi, come il fatto che ogni traccia sia molto diversa dall’altra, e nonostante questo si capisca che c’è comunque un ‘fil rouge’ che le tiene unite. Cos’è, infatti, che fa di quest’album un’unità? Credo che la risposta sia l’atteggiamento (percepibile in tutte le canzoni dell’LP) con cui la band si pone di fronte alla musica: senza pretese, con il solo desiderio di suonare per divertirsi.

La traccia migliore del disco è forse “The River By The Garden”, che sarà certamente apprezzata dai fan di Johnny Cash, soprattutto per l’inizio (andate a guardarvi il video dell’esibizione degli Zeus al Mod Club a Toronto); da notare anche la seguente “You Gotta Teller”, che si distingue dalle altre dal punto di vista del testo, della musica e soprattutto per la voce di O’Brien che (finalmente!) mostra il suo lato più aggressivo.

Il gruppo di Toronto, quindi, si dimostra capace di cogliere e riproporre il meglio di quegli artisti che l’hanno influenzato musicalmente: le capacità vocali ci sono, quelle compositive anche, e sono certamente promettenti. Allo stesso tempo, però, nonostante le “citazioni” rintracciabili nei brani degli Zeus siano sempre intelligenti e mai lasciate al caso, i quattro canadesi sembrano rimanere intrappolati in questo tentativo di richiamare i propri idoli, senza riuscire ad esprimere qualcosa di veramente audace. Peccato, sarà per il prossimo album.

Alessia Rosini

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