[Instrumental Rock] Marty Friedman – Tokyo Jukebox (2009)
Tsume Tsume Tsume – Gift – Amagi-goe – Story – Polyrythm – Kaeri Taku Natta Yo – Tsunami – Yuki No Hana – Eki – Sekai Ni Hitotsu Dake No Hana – Romance No Kamisama – Asu E No Sanka
A poco tempo dall’uscita della raccolta Future Addict (2008), torna il virtuoso Marty Friedman, noto ai più come compagno di chitarre di Dave Mustaine nei Megadeth dei tempi d’oro. Ormai totalmente scimmiato nel suo caotico e colorato mondo giapponese ipervitaminizzato con le pasticche dello sballo, il chitarrista americano pubblica un disco di cover strumentali di pezzi J-Rock. Emeriti sconosciuti per la maggior parte dei terrestri, i vari artisti presenti offrono però una discreta varietà al pazzo progetto di Marty.
Come ormai dai tempi del divertente Music For Speeding (2003), ci sono dentro tante chitarre pesanti, ultra melodie pop, e tanta, tanta, tantissima tamarraggine. ‘Tsume Tsume Tsume’ dei Maximum The Hormone (forse i più conosciuti dai noi, grazie alle sigle dell’anime Death Note) diventa il miglior pezzo del disco con il suo collage isterico di chitarre graffianti e abrasive, ‘Gift’ fa ridere di gusto (o disperare, a seconda dei gusti) con i suoi assoli su sottofondo tunz tunz, ‘Tsunami’ porta i toni epici (e folli), ‘Story’ è puro pop, ‘Romance No Kamisama’ fa vedere quanto è bravo anche con le chitarre acustiche e così via.
Il tutto è di buon livello ma si perde un po’ troppo nella omogeneità delle melodie da sol levante. Non c’è da aspettarsi una qualche struttura elaborata o prog: alla fine si tratta di pezzi rock rifatti strumentali con la chitarra che replica la melodia vocale…sottofondo da videogiochi manga. Un disco per chi apprezza i guitar hero che sperimentano (Beck, Satriani, Vai per citarne qualcuno) ma che non si perde in tecnicismi estremi da puristi: scorre via in scioltezza, fa venire il buonumore ma a volte anche il sonno.
Marco Brambilla