[Jazz] Miles Davis – 50th Anniversary Kind Of Blue (Collector’s Edition) (2008)
[Disc 1] So What – Freddie Freeloader – Blue In Green – All Blues – Flamenco Sketches – Flamenco Sketches (alternate take) – Freddie Freeloader (Studio Sequence 1) – Freddie Freeloader (False Start) – Freddie Freeloader (Studio Sequence 2) – So What (Studio Sequence 1) – So What (Studio Sequence 2) – Blue In Green (Studio Sequence) – Flamenco Sketches (Studio Sequence 1) – Flamenco Sketches (Studio Sequence 2) – All Blues (Studio Sequence)
[Disc 2] On Green Dolphin Street – Fran-Dance – Stella By Starlight – Love For Sale – Fran-Dance (alternate take) – So What
[Disc 3] So What (vinyl side A) – Freddie Freeloader (vinyl side A) – Blue In Green (vinyl side A) – All Blues (vinyl side B) – Flamenco Sketches (vinyl side B)
Sito ufficiale dell’artista
Etichetta discografica
Distribuzione
È l’agosto del 1959 quando viene pubblicato il miglior disco di jazz di tutti i tempi. Così è unanimemente noto, a 50 anni di distanza, A Kind Of Blue di Miles Davis. Solo il suo autore, come ogni genio, si è permesso di dissentire, ad anni di distanza lo definì “troppo lento”, perché il jazz nel frattempo era cambiato.
Lo aveva cambiato lui con il lavoro di una vita, lavoro di cui A Kind Of Blue è pietra angolare. Il jazz doveva suonare più africano e meno occidentale, così diceva, voleva musica più libera ed era necessario un cambio di marcia radicale.
Riunire una band di fuoriclasse non basta per ottenere musica eccezionale, per farlo serve una mente, serve una mano, serve una regia e, soprattutto, una visione estremamente chiara di ciò che si vuole ottenere. Ecco qundi “Cannonball” Adderley al sax contralto, John Coltrane al sax tenore, il viso pallido Bill Evans al pianoforte e Paul Chambers e Jimmy Cobb per contrabasso e batteria. Alla tromba e alla regia, ovviamente, Miles Davis.
Il disco non è preparato, la band non ha fatto prove, si riuniscono in uno studio della Columbia ricavato in una chiesa sconsacrata. Bastano due giorni, il 2 marzo e il 22 aprile per creare il capolavoro. Per buttare il seme della musica a venire, per marcare a fuoco la storia della musica.
Si deve però fare molta attenzione parlando di questo disco, non lasciarsi influenzare dall’alone mistico che lo circonda, non lasciarsi schiacciare dal peso di parole come “pietra miliare” o “miglior disco jazz di sempre”, “nuovo linguaggio musicale”, perché, per quanto vere, sono notazioni storiche da enciclopedia. La grandezza di questo disco (e di Davis) non è l’aver affrontato la musica modale, ma il come è stata affrontata. La maniera in cui tutti gli attori concorrono al risultato finale, mantenendosi sulla perfezione dall’inizio alla fine del disco, lascia davvero a increduli. L’eccezionalità di A Kind Of Blue è da ricercare qui, nel modo in cui contributi di eccellenza si incastrano fra loro eccitandosi a vicenda in un circolo virtuoso che arriva all’anima per direttissima, grazie alla mente e alla mano sapiente di Davis. Note che cullano, note che sollevano, note che esplodono, note che catturano, note che colpiscono, note che stupiscono.
Perché tutto questo? Perché parlarne oggi? Perché oggi la Columbia Legacy ha deciso di pubblicare un cofanetto extra lusso di A Kind Of Blue, con doppio cd, dvd, lp colorato, poster e libretto di 60 pagine. Operazione sicuramente lodevole anche se noi siamo dell’idea che opere di questa portata dovrebbero piuttosto essere regalate alle masse o, almeno, fatte ascoltare nelle scuole.
Stefano Di Noi