“Education, Education, Education & War” è il quinto album dei Kaiser Chiefs, e ha qualche pezzo carino e altri che invece difficilmente lasceranno il segno. Le singole tracce sono passabili, ma manca nel complesso quel qualcosa che rende un disco un ottimo disco.
“Coming Home”, il secondo singolo rilasciato dalla band è una buona hit da radio o da stadio; “Misery Company”, il primo brano diffuso in streaming su Soundcloud e suonato dal vivo, guarda indietro agli anni passati della band, proponendo un post-punk con chitarre stoppate e dal suono sporco. “Ruffians On Parade” ha un bel riff iniziale, e il pezzo nel complesso è trascinante, con la batteria che prosegue inesorabilmente anche quando nella strofa gli altri strumenti tacciono, il tutto per sfociare poi nel ritornello, come sempre molto orecchiabile. Lo schema sembra ripetersi più è più volte in tutto l’album, forse anche troppe: strofe che sembrano avere il solo scopo di creare hype e condurre al ritornello. “Avremo bisogno di molti più cannoni, se vogliamo essere a casa per Natale” cantano in “Cannons”, pezzo da cui arriva il titolo del full-length, in origine uno slogan politico di Tony Blair secondo cui le tre priorità massime erano “Istruzione, istruzione, istruzione” e a cui i Kaiser Chiefs hanno aggiunto “… e guerra”. “Roses” è la ballata che chiude l’LP, un po’ insipida in molti passaggi, recupera parzialmente punti nel ritornello.
“Education, Education, Education & War” è un lavoro che nel complesso non è un granché. Non emoziona molto, tende a essere più un sottofondo che un protagonista. Ci sono spunti interessanti, come “Coming Home” – che sarà coinvolgente dal vivo- o “Factory Gates” che riprende il tema classico della classe operaia. Però per tutta la durata della sessione d’ascolto si ha sensazione che si possa fare di meglio. Come nei migliori colloqui genitori-insegnanti: i Kaiser Chiefs hanno talento, ma devono applicarsi di più.
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