Dopo il buon riscontro ottenuto dall’esordio “L’Adolescente EP“, è con “La Provincia EP” che si ha il ritorno su disco de L’orso, questa volta non da band autoprodotta ma sotto l’ala protettrice di Garrincha Dischi (per cui uscirà anche la ristampa del primo EP, il 2 Dicembre).
Sempre cinque pezzi per raccontare spaccati della quotidianità in cui tutti possono ritrovarsi; altri cinque capitoli con cui Mattia Barro e Tommaso Spinelli, affiancati su disco da Matteo Romagnoli, Alberto Bebo Guidetti, Christian Tonda, Davide Lelli e Gaia D’Arrigo (gli ultimi tre seguono L’orso anche nelle esibizioni live), cercano di arrivare alle orecchie di molti, usando come grimaldello le sensazioni che tutti, nella loro giovinezza, hanno provato almeno una volta.
Il sound ii questo nuovo lavoro è maturato, la stratificazione sonora è aumentata e questa è la principale novità de “La Provincia”: agli strumenti utilizzati, oltre al trio canonico composto da chitarra, basso e batteria, si aggiungono dei fiati (ottima la tromba in “Invitami Per Un Tè“), il classico ukulele e delle tastiere. L’esempio lampante dell’elaborazione del suono nel disco si ha in “Quanto Lontano Abiti“, ottima dal punto di vista sia del ritmo che della composizione; l’intreccio sonoro crea un ottimo tappeto per il testo che quasi sembra un rap del primo Jovanotti. I testi, altro punto forte del primo EP, restano complessi e ricchi di immagini e metafore prese dall’immaginario comune; l’abilità da riconoscere al gruppo è quella di saper parlare di situazioni, emozioni, disastri sentimentali con la naturalezza di chi ha sul ‘groppone’ l’esperienza di tutti.
Si assiste anche ad un caso di autocitazione: ascoltando bene la chiusura di “Baci Dalla Provincia“, si verrà catapultati in quella che era l’atmosfera della vecchia “Ottobre Come Settembre“, ripresa e rivisitata per concludere la traccia d’apertura del nuovo lavoro, un po’ come quando nel pallone l’allenatore si affida ad un libero d’esperienza per marcare l’attaccante più forte di una squadra più forte, almeno sulla carta; sicuramente, continuare a costruire sulla basi di quello che è stato fatto finora è la soluzione migliore e più redditizia per un complesso come questo, che, nonostante abbia già girato l’Italia in lungo ed in largo, ha ancora tanti chilometri da metter sotto le scarpe e di sicuro ai ragazzi la voglia non manca.
Continuiamo quindi a seguire L’orso in questo processo di evoluzione che porterà il bozzolo a trasformarsi in una farfalla all’uscita di un vero e proprio full length, ovvero la prima reale prova del nove, che ovviamente gli ascoltatori si augurano di vedere superata il prima possibile.
Federico Croci