Ancora l’Islanda protagonista. Non per qualche nuovo vulcano in eruzione. Sigur Rós e Múm avevano conquistato molti cuori in Europa e Stati Uniti. Ora prova a sedurci il ventitreenne Ólafur Arnalds con le sue composizioni dal tipico suono nordico.
Al secondo album mette in musica un ponte tra moderno e classico. Composizioni e piccole sinfonie poggiate su pianoforte e archi oltre ad un’elettronica super discreta.
Una maturità esposta nelle tracce del disco che va a braccetto con architetture semplici semplici che pennellano leggere e impalpabili emozioni. Una sorta di colonna sonora che vive sul minimalismo e svela alternanze di luce e buio, scandite e prese per mano da suoni distesi e lunghi. Nei quaranta minuti non mancano anche passaggi, derive o crescendo dei due noti gruppi conterranei di cui abbiam accennato prima.
Quasi pronto per il grande salto su più palchi importanti dell’indie – rock.
Luca Freddi