That lucky old sun – Morning beat – That lucky old sun (narrative) – Good kind of love – Forever my surfer girl – That lucky old sun (narrative) – Live let live – Mexican girl – That lucky old sun (narrative) – California role – That lucky old sun (narrative) – Oxygen – Can’t wait too long – Midnight’s another day – Going home – Southern California
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Brian Wilson, il genio dei Beach Boys, tornato ora alla vecchia Capitol (storica casa discografica per la quale i Beach Boys registrarono il loro capolavoro assoluto “Pet Sounds”… anche se sarebbe più corretto, in fondo, considerarlo un album solista di Wilson… ma questa è un’altra faccenda, ndr) si presenta in questo Settembre 2008 con un nuovo album, un “concept album” dal titolo “That Lucky Old Sun”. La grafica del disco ci mostra tulipani rossi e arance, simboli della California del Sud, terra raccontata da Wilson anche in quest’ultimo lavoro, che è sostanzialmente un album nostalgico.
“That Lucky Old Sun” è anche il titolo di una vecchia canzone degli anni ’40, “citata” anche in quest’album di Wilson: le paole iniziali del cd e dell’omonimo pezzo, sono le stesse del vecchio brano in questione, interpretato anche da Frank Sinatra, Bob Dylan e Louis Armstrong (è la sua versione ad aver ispirato Wilson) ma portato al successo da Frankie Laine. I brani sono in perfetto stile Wilson, sonorità e arrangiamenti tipici che hanno reso leggendario questo “autore pop”.
Le canzoni sono inframmezzate da tracce “narrative–parlate” scritte da Van Dike Parks (già paroliere in “SMiLE”), che hanno la funzione, insieme ai vari “reprise”, di rende più “concept” il lavoro senza però disturbare o interrompere bruscamente l’ascolto lineare e continuo. Il brano iniziale si apre con un coretto e continua con la voce solista di Brian per poi fondersi in quell’inimitabile mix musicale tipico dei Beach Boys che ci accompagnerà per tutto l’ascolto fino alla finale, bellissima e trascinante “Going Home”.
Vari brani, come “Oxygen” o l’appena citata “Going Home”, raccontano all’ascoltatore nelle loro liriche i ricordi tristi, legati alla negatività di alcuni periodi della vita di Wilson o di momenti che infondono tristezza, in quanto legati a di una giovinezza irripetibile; “That Lucky Old Sun” può essere inteso come uno sfogo, una sorta di “disco necessario”, utile allo spirito del suo magnifico autore. Noi altri lo troveremo certamente interessante, a tratti commovente, ma difficilmente verrà ricordato (com’è successo quattro anni fa con “SMiLE”) come un ulteriore capolavoro del genio di Brian Wilson.
Paolo Bianchi