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C’è stato un momento, nella storia dell’heavy metal, in cui andava di moda provare a somigliare ai Dream Theater. Successe più o meno nel 1995 a cavallo dell’uscita di Awake. Il debutto dei nostrani Aura sembra uscire direttamente da quel periodo. I ragazzi ci sanno fare con gli strumenti, presentano un prodotto professionale e citano fra le loro influenze Queensryche, Genesis, PFM e, appunto, Dream Theater. Come è facile intuire, il peso della band di Petrucci è troppo evidente e se c’è una regola che gli Aura avrebbero dovuto imparare dai loro beniamini è che tecnica e virtuosismi non hanno senso se sotto mancano melodie forti e capacità di scrivere brani che ti si stampano in testa. Non parliamo poi di un concetto complesso come quello di evoluzione che, in teoria, sarebbe parte integrante di qualcosa che si definisce ‘progressive’ e che qui manca totalmente.
A Different View From The Same Side è un disco così, mancano brani forti, mancano idee interessanti, manca il coraggio di osare e tentare strade personali. Un disco formalmente ben presentato, ma niente di più… per cui è preferibile rimettere sul piatto Images And Words aspettando tempi migliori.
Stefano Di Noi