[Rock/Blues/Folk] The Black Crowes – Before The Frost…Until The Freeze (2009)
Before The Frost: Good Morning Captain – Been A Long Time (Waiting On Love) – Appaloosa – A Train Still Makes A Lonely Sound – I Ain’t Hiding – Kept My Soul – What Is Home – Houston Don’t Dream About Me – Make Glad – And The Band Played On – The Last Place That Love Lives
Until The Freeze: Aimless Peacock – Shady Grove – Garden Gate – Greenhorn – Shine Along – Roll Old Jeremiah – Lady Of Avenue A – So Many Times – Fork In The River
Dal giorno della loro reunion, avvenuta nel 2005, i Black Crowes paiono esser tornati più in forma che mai. Già il disco che siglava questo come back, “Warpaint”, aveva convinto per compattezza e lucidità d’intenti (suonare ‘roots’ come mai in passato), ma questo doppio va oltre le migliori aspettative. Intanto, due parole sulla sua registrazione: si tratta di un live in studio suonato in presa diretta, di fronte ad una piccola audience di fortunati fan. Quello che è più interessante è però il luogo in cui queste registrazioni sono avvenute: a Woodstock, negli ‘studios’ di Levon Helm (The Band). Insomma, una località dall’aura mitica, se solo pensiamo a cosa abbiano significato (e significhino) quei nomi per la storia del rock. Detto questo, non troverete entrambi i cd nei negozi: troverete solo il primo, “Before The Frost”, più un codice con cui potrete scaricare il secondo direttamente dal sito ufficiale del gruppo. In alternativa, c’è la versione in doppio vinile. Un po’ macchinosa come scelta promozionale, ma quello che conta è la musica, e in questo senso la qualità ripaga la machiavellica strategia commerciale.
“Before The Frost” si muove, grossomodo, sulle stesse coordinate del succitato “Warpaint”: un ideale anello di congiunzione fra quello che si suonava sulle sponde opposte dell’oceano Atlantico negli anni Settanta. Quindi molti aromi southern (Good Morning Captain), parecchio hard blues (Make Glad), jam strumentali propulse da chitarra, organo hammond e armonica (Been A Long Time) e qualche ballad in grado di spezzare il ritmo e rilassare gli animi (la zeppeliniana “What Is Home” quella più notevole). Tutto piuttosto prevedibile, sennonché l’ispirazione è ai livelli dei loro classici e per un complesso che ha ormai raggiunto i due decenni di attività questo è davvero raro. Aggiungiamo che, ad un certo punto, i sei impazziscono e sciorinano un brano di disco – blues che non pensavamo fossero in grado d’ideare (“I Ain’t Hiding”, fra il Moroder di “From Here To Eternity” e i Rolling Stones più svaccati, con pulsioni punk – wave a far da collante fra i due mondi): e la cosa incredibile è che il pezzo funziona a meraviglia.
Se il primo disco era, tutto sommato, preventivabile, è con “Until The Freeze” che i fratelli Robinson e i loro compari abbandonano ogni inibizione e si fanno tutt’uno con la tradizione del loro paese. A parte la traccia d’apertura, “Aimless Peacock”, folk alla Incredible String Band sospeso fra oriente e occidente, il resto delle canzoni esplorano le vestigia del country, del bluegrass, dell’hillbilly e del blues, prive di concessioni all’elettrico ed al rock. Il volto più nostalgico e agreste dei Black Crowes, questa volta sbattuto in primo piano senza timore alcuno.
Nell’inverno del 1968 la Band, orfana di Bob Dylan, si ritirò nella celebre “Casa Rosa” vicino a Woodstock e registrò “Music From Big Pink”, storica incisione che guardava al passato per riattualizzarlo tramite i nuovi fermenti di quegli anni. Levon Helm era della partita. Oggi i Corvi sono andati a visitarlo per compiere un’operazione simile. Certamente “Before The Frost…Until The Freeze” non segnerà un’epoca come fece quel superbo esordio, ma in quanto a pura bellezza non gli è molto distante. Fra le uscite dell’anno.
Stefano Masnaghetti