[Rock/Pop Metal] Atreyu / Still Remains (2007)


 

Atreyu – Lead Sails Paper Anchor
Doomsday – Honor – Falling Down – Becoming The Bull – Lose It – Two Becomes One – No One Cares – Can’t Happen Here – Slow Burn – Blow – Lead Sails (And A Paper Anchor)
http://www.roadrunnerrecords.it
http://www.atreyurock.com/

Still Remains – The Serpent
The Serpent – The Wax Walls Of An Empty Room – Stay Captive – Anemia In Your Sheets – Maria – Dropped from the Cherry Tree – Dancing with the Enemy – The River Song – Sleepless Nights Alone – An Undesired Reunion – Avalanche
http://www.stillremains.com/
http://www.roadrunnerrecords.it

Si può ridere o piangere di fronte a simili release, ma sicuramente l’approccio migliore è quello ironico e divertito. Cominciamo dagli Atreyu.
Il nuovo disco è strepitosamente pacchiano, costruito ad arte e curato in ogni dettaglio per far breccia presso chi vuole ascoltare pop ma allo stesso tempo essere cattivissimo. A questo punto meglio i Tokio Hotel, però se vi capiterà di farvi un aperitivo con sotto “Lead Sails Paper Anchor” potreste anche godervi qualcuno dei brani da bimbo mix contenuti in esso (dato che solitamente l’attenzione alla musica durante happy hour e affini è prossima allo zero). Insomma buttarsi a capofitto nell’emo è una mossa che funzionerà sicuramente, quindi bella per loro, ma se dobbiamo proprio sceglierci una band sbarbata rock che diverte senza tirarsela prendiamo a scatola chiusa i Fallout Boy, molto più onesti e pure più seri di questi qua, o addirittura i My Chemical Romance, e senza dubbi in merito. A lavorare!

Gli Still Remains sono messi, se possibile, anche peggio, dato che cercano di ‘poppeggiare’ ancora di più, come se non lo fosse già per sua natura, la proposta emocore del momento, provando a mantenere qualche elemento metalcore qua e là giusto per dare una parvenza di heavy insomma, una soluzione davvero ridicola che però sta facendo proseliti. Grazie a questa geniale strategia, l”impatto del disco è talmente leggero che l’ultimo di J-Ax è brutal death a confronto.
“Stay Captive” potrebbe essere una b-side degli Stratovarius (!!) dei primi duemila, ma è sicuramente uno dei migliori momenti dell’imbarazzante lotto. Quando la velocità si alza si comincia a sperare in un cambiamento di registro, purtroppo però siamo destinati a rimanere sconvolti da un approccio vocale ruffiano e quasi impaurito, che riduce anche i pochi growl presenti nel disco a una parentesi patetica e totalmente fuori contesto. Altre ‘perle’ sono “Maria”, sonnifero portentoso, “Dancing With The Enemy”,  scarto dei Good Charlotte e la conclusiva “Avalanche”. Quest’ultima non c’entra nulla con quanto sentito fino a ora: swedish style palesemente ispirato agli In Fiamme del nuovo millennio (con le debite distanze in termini qualitativi ovviamente, ndr), a dimostrare che i ragazzi o hanno le idee un po’ confuse, oppure non sanno proprio più dove andare a parare. Disastro totale.

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