All’attivo ormai da dodici anni, gli Ampersand non hanno mai raccolto il successo che si sarebbero meritati, nonostante la sbornia per i riffettoni e la batteria tirata che ci ha più e più volte investiti negli ultimi anni. Non sono riusciti a farsi amare come i Jon Spencer Blues Explosion e non hanno mai fatto gola al popolo del mainstream, come è riuscito invece benissimo ai Queens Of The Stone Age.
Peccato, perché anche questo nuovo disco è un gioiellino di genere mica male, catchy al punto giusto, distorto al punto giusto, con più di una buona idea. “Tony Tony” ad esempio, o l’introduttiva “Home Tom”, o il duetto sudato di “Chasseur De Tete”, impreziosito da un sax sporchissimo e da un arrangiamento che mischia sonorità da crooning anni cinquanta e distorsioni che sembrano unghie sulla lavagna.
Peccato, perché non c’è nulla in “Dead One And A Horse” che stoni o esca, senza gusto, dai binari del genere, i pezzi rimangono orecchiabili e fruibili per chiunque e se andassero in radio nessuno cambierebbe stazione, anzi, i fan di gente come i Disco Drive, gli Hot Gossip o anche il Teatro Degli Orrori, qui in Italia, correrebbero a comprare gli Ampersand in massa.
Francesca Stella Riva