Dalla venuta del (cosiddetto) Messia, James Blake, alcune cose sono cambiate all’interno del panorama della musica elettronica; inoltre, questo cambiamento ha portato sonorità di ambiti diversi ad intersecarsi, come nel caso specifico di questo disco, in cui elettronica, R’n’B, soul e dubstep si mischiano dando una nuova connotazione alla musica black.
The Weeknd, ventunenne canadese di origini eritree, ad oggi ha pubblicato solamente due mixtape: il primo “House Of Balloons“, uscito nel marzo 2011, ha riscosso un notevole successo aggiudicandosi la menzione su Complex (rivista di Marc Ecko) come miglior album dell’anno; il secondo “Thursday“, rilasciato in agosto, rappresenta il gradino successivo nel processo di evoluzione di The Weeknd lungo il percorso che lo porterà alla release del primo album ufficiale “Echoes Of Silence“, previsto per dicembre 2011.
La ‘squadra’ di produttori che affianca il giovane cantante è sempre capitanata da Martin ‘Doc’ McKinney, il quale ha lavorato con nomi del calibro di Sting, will.i.am, Young Buck, Kelis e Maroon 5, oltre a Illangelo, Zodiac e Dream Machine. Le sonorità contenute in questo lavoro sono assolutamente riconoscibili e soprattutto si distinguono da quella che è la classica produzione R’n’B, anzi, se ne distanziano assumendo una connotazione più elettronica arricchita da loop e refrain usati soprattutto nella dubstep. All’interno dell’opera, oltre al primo singolo “The Birds Part One” balza all’occhio soprattutto la collaborazione con il rapper canadese Drake, compagno di Lil Wayne nella crew Young Money; e “The Zone“, in cui oltre all’interessante reprise del singolo, intitolata “The Birds Part Two“, si può riconoscere il sample di “Sandpaper Kisses” di Martina Topley-Bird. La title track, “Rolling Stone” e “Gone” sono altri tre episodi ben riusciti di “Thursday”, che lasciano ben sperare per un album futuro ricco di canzoni di notevole qualità.
Nel complesso questo secondo lavoro di The Weeknd si lascia ascoltare con molta facilità, entrando anche in repeat senza troppi problemi. Ad essere pignoli si potrebbe convenire che la differenza da/con “House Of Balloons” è minima, e quindi tutto questo lascia presupporre una grande aspettativa per ciò che riguarda l’innovazione ed il rinnovamento sonoro che dovrà permeare tutto “Echoes Of Silence”; dicembre è ancora lontano, in questi mesi grazie a questo (ed al precedente) disco si potrà familiarizzare con le atmosfere elettrosoul proposte da The Weeknd.
Federico Croci