Lo scorso mese, tra le tante uscite discografice nazionali ed internazionali, un interessantissimo debutto tutto italiano ha visto al luce dopo circa due anni di gestazione. Si tratta di “Russian Roulette”, dei padovani Uncledog. L’album, pubblicato dall’etichetta VREC e distribuito nel mondo dalla GT Music, succede all’EP “Face on the floor” uscito nel 2011.
“Shiver“ è il brano scelto come singolo di lancio tra i dieci che compongono la scaletta del disco e la scelta è obiettivamente azzeccata, soprattutto per il ritornello che già dopo il primo ascolto si insinua prepotente nella memoria uditiva dell’ascoltatore.
Ma come suona questo “Russian Roulette”? Suona bene, non c’è che dire, siamo nel territorio del post-rock americano, quello buono di fine anni novanta. Nulla è lasciato al caso e la produzione e l’equilibrio generale non danno adito ad alcuna critica. Il suono non è mai nè troppo grezzo ma neanche piatto, e buona parte del merito è da attribuire alla batteria di Luca “Babbo” Mattiello, vero motore della band assieme a Emmanuele “Lele” Salin al basso. Il frontman Nicolò “Nico” Garavello ha decisamente un ottimo timbro che si adatta perfettamente allo stile degli Uncledog. Una voce che con ogni probabilità si apprezzerà ancor di più dal vivo, valorizzata anche dai cori del chitarrista Mauro “Karma” Carrara, capace di sfoggiare i validissimi riff che danno “tiro” ad ogni brano.
Rimane solo più un membro della band di cui è doveroso parlare: il tastierista Manuel “Fiore”Fiorasi. Le tastiere in un gruppo come gli Uncledog non te le aspetteresti, se poi si sentono e non si limitano a tappeti di sottofondo “mangiati” dagli altri strumenti, la sorpresa aumenta. Forse è proprio questo aspetto che mette anche dell’originalità al progetto Uncledog, che non rischia così di essere inserito a piene mani nel “bello, suonato bene, ma già sentito”.
Insomma, i ragazzi sono partiti bene con il loro EP, continuano sulla buona strada con questo loro primo album e chissà cosa ci riserveranno per il futuro.
1 Comment