Il ritorno di Sepe è una pioggia di schiaffi a tutto tondo. Innanzitutto per i temi scelti, ovvero rivoluzione, lotta civile, “Pugliagate”, diritti dei lavoratori, critica, insulti ai radical chic e finanza creativa, il tutto per ritrovare la grinta e la gioia dell’abbattere le barriere.
Un disco musicalmente irriverente e iconoclasta, senza legge, senza religione se non quella di sfruttare ogni corrente possibile pur di rinvigorire un po’ di sano odio di classe (non solo in senso politico). La proposta musicale è quanto mai ampia, senza comunque mai sembrare un’accozzaglia di roba assemblata a caso, dettaglio questo che fa di Sepe il gigante che è.
“Fessbuk” ospita al suo interno una cover dei Rage Against The Machine ricantata in Napoletano e infarcita di fiati (roba che vi ricorderà i migliori Puya), un brano della tradizione rivoluzionaria messicana, un amanète greco, in lingua originale, ma dove il bouzouki si alterna a trame jazz elettriche, una splendida cover di “Campagna” di Napoli Centrale cantata in arabo, una cover di “Luglio Agosto Settembre (Nero)” degli Area gonfiata a dismisura di fiati e con Lino Vairetti (Osanna) alla voce e pezzi rap guidati dalla voce a mitraglia del partenopeo Shaone e un sacco di altre cose.
A condire il tutto, una presentazione grafica e un booklet divertenti, zeppi di contenuti e dettagli intriganti. Il tutto ai soliti 12 euro delle edizioni Il Manifesto. Insomma, carne al fuoco tanta, sostanza tantissima, noia poca, prezzo basso: se non ne approfittate siete pazzi.
Stefano Di Noi