“Migrations”, si intitola così l’album di debutto dei sorrentini Mojis – Marco Spiezia (chitarra e voce), Francesco Romano (chitarra), Stefano Romano (basso e percussioni), Ivan Esposito (batteria) -, ma senza avere nulla a che fare con il tema scottante delle odierne migrazioni di massa.
Uscito il 24 aprile 2017, il disco fa riferimento nel titolo alla vita e alla vocazione artistica itinerante del frontman della band, Marco Spiezia, che nonostante il nome italianissimo è nato e cresciuto in Cornovaglia, passando dal metal al progetto folk-jazz solista, “Life in Flip-Flops”, fino ad approdare al rock guitar oriented di questo primo disco dei Mojis.
Dedicato a Eenst Friedrich Schumacher, importante economista e autore di “Small Is Beautiful”, a cui si inspira l’omonimo brano contenutovi, l’album di debutto del quartetto di Sorrento accosta l’ispirazione più puramente rock, a tempi in levare, ballate dal sapore southern rock e, qua e là, a soluzioni armoniche di ascendenza grunge.
Un progetto eclettico, che fonde le influenze dei suoi componenti senza porsi paletti. In generale, però, il riferimento più evidente è quello ai Red Hot Chili Peppers, con Spiezio che ricorda Anthony Kiedis nel modo di cantare, benché a livello timbrico ricordi forse più – e qui cito due grandissimi – Damon Albarn e Chris Cornell. Si ascoltino le ballate “Broken Chord”, “Different Shoes” e “I’m With You”.
I pezzi più tirati, come il singolo “Dog’s Teeth” o “Lady Death”, partendo sempre dal pianeta Red Hot (“Find The People” e “Small Is Beautiful”), sfiorano l’orbita dei Fu Manchu, smussandone gli angoli con suggestioni vocali alla Muse e sconfinando verso il suono più contemporaneo dei Biffy Clyro.
Un bell’esordio, a partire dal quale i Mojis potrebbero prendere le direzioni più disparate. Intanto, gli esiti migliori sembrano arrivare quando il ritmo rallenta e il suono si fa più scuro e misurato (esemplare in questo senso la closing track “The Night Is Over”).